04/12/2012

La Camera ha approvato la legge sull'equo compenso per i giornalisti
Siddi: "Un riconoscimento per una svolta di giustizia sociale e retributiva"

Ok definitivo della Camera alla legge sull’equo compenso per i giornalisti. Il via libera è arrivato all’unanimità dalla commissione Cultura di Montecitorio convocata in sede legislativa. Lo annuncia su Twitter il deputato dell’Udc Enzo Carra. La legge sull’equo compenso, approvata in via definitiva dalla commissione Cultura della Camera in seconda lettura, contiene norme per la remunerazione dei giornalisti free lance. L’articolo 1 spiega che per compenso equo si intende la corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione, nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria. L’articolo 2 prescrive, invece, l’istituzione, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, della Commissione per la valutazione dell’equo compenso


La Commissione – che dura in carica 3 anni – è istituita presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, che provvede al suo funzionamento con le risorse di cui dispone. La commissione è composta di 7 membri ed è presieduta dal Sottosegretario all’editoria.
La Commissione definisce il compenso equo entro due mesi dal suo insediamento, valutate le prassi retributive. Nello stesso termine, la Commissione deve redigere un elenco, costantemente aggiornato, dei quotidiani, dei periodici, anche telematici, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive che garantiscono il rispetto di un equo compenso, dandone adeguata pubblicità.
Ai sensi dell’articolo 3, a decorrere dal 1 gennaio 2013, la mancata iscrizione in tale elenco per un periodo superiore a sei mesi comporta la “decadenza dall’accesso” ai contributi in favore dell’editoria. Lo stesso articolo 3, inoltre, prevede che il patto contenente condizioni contrattuali in violazione dell’equo compenso è nullo. L’articolo 4 dispone la presentazione alle Camere di una relazione annuale sull’attuazione della legge. (Ansa)

Articolo del Segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana,  Franco Siddi, pubblicato su  Articolo 21.

Una legge per la dignità del lavoro decoroso, un giusto riconoscimento per l’area del giornalismo negato. La Fieg e gli editori tutti non potranno più sottrarsi a doveri di giustizia sociale e retributiva e alla verifica di accordi quadro. Con la legge sull’equo compenso per i giornalisti freelance e collaboratori autonomi approvata oggi definitivamente dalla Commissione Cultura della Camera riunita in sede legislativa cade un muro, quello innalzato dalla gran parte degli editori italiani, che si opponevano a considerare questa una realtà del lavoro meritevole di giusti trattamenti economici e obblighi sociali.
C’è voluta una legge, rivendicata con determinazione dalla categoria e da tutti i suoi organismi (Fnsi, Inpgi, Casagit, Ordine), e l’attività specifica della Commissione lavoro autonomo Fnsi, con una straordinaria azione comunitaria e culturale dei freelance e dei precari che sono – nella stragrande maggioranza dei casi – l’espressione di una grave condizione reale, insieme con la coerenza di un nucleo di parlamentari che, una volta assunto il tema, non lo ha mai mollato, per imprimere una svolta di civiltà.
Un grazie speciale a quanti in Parlamento hanno voluto questo risultato: dal primo proponente, il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, al relatore Enzo Carra, ai deputati Giulietti e Pisicchio, al senatore Vita, i presidenti delle Commissioni Cultura della Camera e Lavoro del Senato, Manuela Ghizzoni e Pasquale Giuliano. E un buon lavoro per il via libera ha fatto anche il sottosegretario all’Editoria, Paolo Peluffo.
La legge non risolverà tutto, ma nessuna azienda potrà più permettersi di ignorare che un freelance o giornalista collaboratore chiamato a fornirgli servizi d’informazione (oggi spesso pagato entro i 5 cinque euro ad articolo) sia un lavoratore che dev’essere pagato il giusto e immediatamente. Non si potrà più dire che si tratta di “imprenditori di loro stessi” per attuare volgari forme di sfruttamento. La legge detta principi e condizioni di garanzia.
Fnsi da almeno 15 anni aveva aperto questo capitolo avanzando alla Fieg – la Federazione Editori Giornali – proposte di istanze anche in sede contrattuale. Ma la gran parte degli editori ha negato persino gli accordi minimi sui tempi di pagamento e ha preferito il contenzioso, sapendo di essere soggetto forte rispetto a soggetti deboli costretti a trattare da isolati con il timore (e talvolta la minaccia) di perdere opportunità successiva, illusoria perché poi negata. L’iniziativa sindacale ha di recente prodotto un primo cambio di passo con l’intesa Fieg-Fnsi per l’insediamento di una commissione bilaterale sul lavoro autonomo giornalistico. La legge è ora una spinta per dare efficacia a questo lavoro anche in vista del rinnovo contrattuale di categoria, nella consapevolezza che la dignitosa ed equilibrata considerazione del lavoro giornalistico in tutte le forme (dipendente, autonomo) sia condizione di crescita e sviluppo, nonché di concorrenza editoriale corretta.
Ci auguriamo che una legge tanto attesa e sino a poco tempo fa osteggiata, possa ora davvero contribuire ad affermare quei principi di equità e di solidarietà che, troppo spesso, sono stati calpestati da qualche imprenditore spregiudicato e privo di scrupoli etici e professionali.