03/12/2012

Proposte e riflessioni di Paolo Aquaro (Gruppo Ungp di Puglia) sul Fondo di perequazione: "L'odore dei soldi riscopre il veterosindacalismo di comodo e cestina la solidarietà"

Ho letto il più o meno pensiero unico sull’utilizzo del Fondo Perequazione. Mi mi sta bene solo a metà. Lo dico con amarezza ma con documentata convinzione. A quanto pare, l’odore dei soldi – specie quello del classico “pochi maledetti e subito” - riscopre il veterosindacalismo di comodo, ben più oltre lo stesso corporativismo delle gilde. E tanti saluti a solidarietà sussidiarie, patti generazionali e simili tirati fuori negli enunciati di modernismo da bar dello sport e poi frettolosamente gettati nella pattumiera appena toccano “il proprio portafoglio”


I fatti. Intanto, sono in completo disaccordo con il Gruppo toscano che aggrappandosi alle insicure funi del Principio vota per “un euro ma un euro anche ai pensionati d’oro”.  Sono invece d’accordo a metà con tutti gli altri Gruppi convinti che bisogna partire - se non fermarvisi esclusivamente - dalle severamente acclarate pensioni più basse.
Perché d’accordo a metà. Ma dai, siamo onesti, noi “non attivi” non stiamo proprio alle pezze. Basta guardarsi intorno, leggere la situazione attuale e soprattutto riflettere sulla prospettiva delle nostre future colleghe e futuri colleghi post-Fornero, quelli, per altro, che stanno creando il monte Fondo Perequazioni con i loro 5 euro mensili. E allora, ecco la mia proposta. Una volta studiate le condizioni per non asciugare di botto il Fondo individuando il meccanismo per tenerne vivo il nucleo lievitante, vanno premiati i ratei più bassi, sia attuali che futuri. In pratica, una metà (o parte da quantificare) del tesoretto da erogare va ad alleviare le attuali pensioni più misere al netto di ogni altro introito, e l’altra metà (o parte rimanente) va accantonata a favore dei futuri pensionati post Fornero. In tal modo si salva anche il mitico Principio giustamente evocato in ragione del fatto che il Fondo Perequazione è senz’altro una conquista dell’ultimo contratto Fnsi, ma lo si è ottenuto anche sotto la testarda spinta dell’Ungp all’epoca impegnata nel recupero del valore reale delle pensioni. Una nostra orgogliosa conquista quindi, purtroppo datata cinque anni fa, ovvero quando il “burlesque” berlusconiano non era stato completamente smascherato dalla brutale crisi dell’editoria. Oggi, quelle ragioni ancora cinque anni fa validissime, rischiano di trasformarsi in egoismo generazionale. E noi Ungp siamo sindacato di questi tempi, no? Voglio dire, Ungp/ati: Unione nazionale giornalisti pensionati a tempo indeterminato. Diamine, almeno noi puntiamo al tempo indeterminato, alla salvaguardia delle pensioni delle nuove generazioni. Come dire: nostri figli. E nipoti.

Paolo Aquaro (Gruppo Ungp di Puglia)