30/11/2012

Fondo di perequazione, l'Emilia-Romagna reclama trasparenza sui dati: "Occorre conoscere la situazione delle pensioni per non disperdere il contributo"

Finalmente, dopo parecchio dibattito, si comincia ad entrare nel merito della gestione del Fondo di perequazione. Credo, tuttavia, che per mettere gli iscritti all’Ungp in condizione di poter esprimere valutazioni più precise nel merito della ripartizione del fondo (e della sua tempistica) sarebbe utile che alcuni dati fossero resi noti come del resto, mi pare di capire, questi dati sono richiesti anche nella premessa del documento elaborato dal consiglio direttivo dei colleghi toscani


Visto che si parla di soldi è sempre meglio conoscere in anticipo alcuni numeri, come ad esempio, la media annuale delle pensioni erogate; quanti sono gli scaglioni di quelle più alte e di quelle più basse. Si potrebbero mettere in atto simulazioni tra denaro a disposizione e tempi il più possibile certi per evitare di trovarsi a un certo momento senza un euro in cassa. Oggi, ho letto, il fondo è dotato di due milioni e trecentomila euro e c’è chi ha proposto di aspettare il raggiungimento dei cinque milioni per cominciare a distribuire il fondo. Se la media stimata è di un incremento (al ribasso, però) di 800.000 euro all’anno mi viene da dire che i 5 milioni potrebbero essere raggiunti (grosso modo) per la metà del 2016. E’ troppo in là? Probabilmente sì, e penso ai colleghi più anziani ma non posso non ricordare che se l’erogazione partisse da subito il rischio “essiccamento” sarebbe dietro se non a questo al prossimo angolo. Non mi convince, devo essere sincero, l’assegnazione anche di un solo euro a chi, legittimamente, percepisce un robusta pensione (tipo 5.000 euro mensili). Capisco la questione di forma e sostanza ma penso anche alla solidarietà tra colleghi, penso a coloro che percepiscono le modeste pensioni di reversibilità.
Ancora due osservazioni. La prima riguarda l’”ovvio” controllo di pensioni diverse dalla nostra in quanto non deve esistere, per chi usufruirà del fondo, altra entrata che non sia quella dell’Inpgi. Con la seconda mi trovo d’accordo sul passaggio dal contributo capitario uguale per tutti i giornalisti attivi a un contributo che sia proporzionato al reddito in modo da “perequare” meglio gli assegni per i giornalisti che andranno in pensione.
Vorrei chiudere con un argomento che esula dal Fondo ma che ci riguarda da vicino: l’informazione all’interno dell’Ungp. In Emilia Romagna gli iscritti Ungp sono 124 e solo 50 dispongono del computer. Quando convochiamo delle riunioni a Bologna partono 50 email e 74 lettere, ognuna con francobollo. Spese a parte, il fatto è che più della metà nei nostri iscritti, come in questo caso -il dibattito sul Fondo- non sa nulla o quasi di cosa si sta discutendo e delle decisioni che vengono prese. Il nostro sito ora è ben fatto, ma purtroppo è “visitabile” solo da una minoranza. Non c è più la rivista “Il pensionato” (e non la rimpiango), della rivista dell’Aser (Associazione stampa Emilia Romagna) da parecchio tempo si è persa traccia. A chi non ha Internet rimangono solo le riviste dell’Inpgi e della Casagit, peraltro di grandissima utilità. Prima della fine dell’anno o all’inizio del nuovo  convocherò una riunione per aggiornare i nostri iscritti sullo stato dell’arte del nostro sindacato e so già che qualcuno “brontolerà”  dicendo che “qui le cose si sanno sempre in ritardo o a giochi già fatti”. Va da sé che non si può costringere nessuno a comprarsi un computer e collegarsi alla rete e che i brontolii ci saranno sempre. Comunque qualcosa andrebbe fatto. Ogni consiglio è gradito.

Giuliano Musi
Presidente Ungp Emilia Romagna