21/11/2012
Ddl diffamazione, Siddi: "Appello a fermare una legge impresentabile
Se nulla cambia i giornalisti sciopereranno lunedì 26 novembre"
Lunedì sarà sciopero dei giornalisti dell'emittenza radiotelevisiva e della carta stampata se il testo sulla diffamazione a mezzo stampa in discussione al Senato non sarà stato modificato. Lo annuncia la Fnsi dal congresso nazionale dell'Usigrai in corso a Salerno.
Il sindacato dei giornalisti annuncia anche che poiché non sarà possibile rispettare la norma che prevede un preavviso di dieci giorni per l'attuazione dello sciopero del servizio pubblico, vale a dire la Rai, lo stesso sindacato è pronto ad assumersi le conseguenze che ne deriveranno, ovvero pagare le eventuali multe. ''Uno sforzo di solidarietà straordinario per uno sciopero lunedì contro l'ultimo pasticcio giuridico sulla diffamazione''. Lo ha chiesto il segretario Fnsi, Franco Siddi, al Congresso Usigrai, spiegando che ''la decisione sarà formalizzata domani alla luce di quanto farà il Senato''. Siddi, d'intesa con il presidente dell'Ordine Enzo Iacopino, ha spiegato che, ''non essendoci le condizioni per rispettare i 10 giorni di preavviso per il servizio pubblico'', il sindacato ''è pronto a pagare le multe''
Lo sciopero - dice Franco Siddi, segretario generale della Fnsi - è "contro l'ultimo pasticcio giuridico, illiberale e ingiusto previsto dal testo di legge sulla diffamazione a mezzo stampa che rende irresponsabili i direttori e manda in carcere i giornalisti ed anche chi fa l'errore di stampa". Sulla decisione di arrivare allo sciopero c'è piena intesa - aggiunge Siddi - con l'Ordine nazionale dei giornalisti, subito espressa dal presidente Enzo Iacopino, perché questa legge "mina la professione nelle sue fondamenta, è contro i diritti dei cittadini. Non sono in gioco i privilegi dei giornalisti ma i diritti dei cittadini". L'assemblea dei delegati Usigrai ha dato il proprio consenso con un applauso nel corso dei lavori congressuali.
“Il rispetto per le istituzioni parlamentare non ci fa velo e non ci impedisce di ribadire le ragioni della coerenza e del senso di una giustizia giusta. Al punto in cui si trova, la proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa è improponibile, fomenta scontro e alimenta ingiustizia. Non passerebbe neppure un serio vaglio di costituzionalità. Sta diventando un'assurda provocazione, quasi una ricerca di scontro sociale, dopo aver già marcato la via, indecorosa, di un regolamento di conti.
La saggezza dei vertici parlamentari s'imponga sulle irragionevolezze e sulle spinte muscolari. La temperatura sociale è già molto calda, il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa sta osservando con inquietudine quanto sta accadendo. L'unica risposta, se si vuole il bene dell'Italia, è uno stop a questa proposta di legge diventata impresentabile. Non si surriscaldi ancora la temperatura. Se si va avanti cosi, anche uno sciopero generale potrebbe essere inevitabile".