01/12/2011

Cescutti: "La liberalizzazione del cumulo per i pensionati
non è altro che un'illecita concorrenza ai precari"

Riportiamo l’intervento del collega Gabriele Cescutti, nel Direttivo del Sindacato giornalisti del Veneto al quale partecipava il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese, in merito al limite di cumulo tra pensione e redditi da lavoro dipendente o autonomo.
"Vorrei porre all’attenzione del Consiglio direttivo e dell’Assemblea un argomento che è già oggetto di appelli e polemiche, ma che presto diverrà elemento di confronto elettorale nell’occasione del rinnovo degli Organi direttivi del nostro Inpgi: il limite di cumulo tra pensione e redditi da lavoro dipendente o autonomo. Questo argomento non esula dall’aspetto sindacale, ma anzi lo riguarda direttamente, in quanto a mio avviso investe in pieno, condizionandole, le possibilità di lavoro stabile di quei colleghi che oggi sono, loro malgrado, precari"


Dal primo gennaio 2009 il Cda del nostro Istituto, accogliendo parzialmente le istanze di gruppi di colleghi titolari di pensione Inpgi, ha modificato la precedente normativa, elevando gli importi cumulabili con la pensione a 20mila euro annui. Tale livello (poiché è prevista la rivalutazione secondo gli indici Istat) oggi arriva a 20mila.421 euro: una media dunque di 1.700 euro al mese i quali possono essere aggiunti al singolo trattamento pensionistico senza alcuna decurtazione della pensione.
In precedenza il limite era fissato a poco meno della metà: 8.900 euro l’anno. Un buon passo avanti quindi, che dovrebbe soddisfare ancor oggi i colleghi pensionati e soprattutto coloro che sostenevano (e che purtroppo ancora sostengono) che il limite di cumulo (che l’Inps non applica) sarebbe anticostituzionale, e che rappresenterebbe una ingiustizia da cancellare.
Questa non è certo la prima volta che la nostra Costituzione viene citata a sproposito. Ricordo comunque che ogni atto di questo rango, dopo l’approvazione del Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi, deve passare all’esame del Ministero del Lavoro, il quale ha il compito di vigilare su ogni delibera che diverga dall’indirizzo previdenziale generale, giudicandone la legittimità. Giudizio che – nel caso specifico - a suo tempo il Ministero ha espresso positivamente.
Ricordo anche che tutto ciò deriva dalla particolare legislazione che sovrintende agli atti del nostro Istituto, e proviene in particolare dal decreto legislativo, il quale nel 1994 ha sancito la privatizzazione del nostro Istituto di previdenza, assegnandogli però un compito estremamente gravoso: quello di camminare soltanto con le proprie gambe, senza ricevere alcun aiuto economico dallo Stato. Aggiungo infine che tale legislazione prevede che l’Inpgi debba garantire, attraverso periodici bilanci tecnico attuariali da presentare all’esame del ministero del Lavoro, non soltanto la solidità economico finanziaria del presente ma anche quella del più lontano futuro.
E proprio in questo delicato compito rientra anche ogni provvedimento (come quello relativo al cumulo) che serva a monitorare e a tenere sotto controllo l’eventuale propensione ad un anticipato pensionamento qualora agli iscritti prossimi alla pensione venga offerta una contemporanea fonte di guadagno da parte di editori di pochi scrupoli.
Con quest’ultima precisazione sono entrato nel campo più squisitamente sindacale, relativo ad una realtà della nostra professione che purtroppo nel Paese riguarda tanti colleghi di fatto, i quali sono da tempo in attesa alle soglie della professione. Sfruttati da un mercato in crisi (crisi a volte vera, altre volte gonfiata) e da una generale realtà editoriale che punta a privilegiare per le necessità redazionali giornalisti pensionati anziché ad assumere, regolarizzandoli, giornalisti giovani (ma anche non più tanto giovani) i quali da tempo attendono che il fasullo ruolo di collaboratore autonomo loro appioppato dall’editore, sia almeno trasformato in quello di collaboratore fisso.
Purtroppo tra quei pensionati che sollecitano al nostro Inpgi un nuovo intervento, il quale renda libera, senza più alcun tetto, la possibilità di cumulare pensione con redditi da lavoro professionale, autonomo o dipendente, c’è chi sostiene che non esiste concorrenza con il precariato, in quanto – si afferma- i giornalisti pensionati svolgerebbero un’attività professionale che esulerebbe dalla cronaca quotidiana, attività che sarebbe concentrata su commenti di livello o su interventi definiti più impegnativi. Ciò è vero per alcuni casi, ma non rappresenta la realtà generale: quella che gli aspiranti alla nostra professione, giovani e meno giovani, in varie regioni soffrono quotidianamente.
Nel nostro Veneto l’attività sindacale ha raggiunto alcuni ottimi risultati e non mi consta che il fenomeno della illecita concorrenza sia troppo diffuso. Vi sono però segnali che in altre realtà la situazione è più seria. E mi preoccupa soprattutto la levata di scudi che sull’”argomento cumulo” l’Unione nazionale dei pensionati ha di recente avviato attraverso il suo bollettino, tuonando contro l’attuale limite di 20.421 euro, e lasciando presagire che nella prossima primavera, in occasione delle elezioni per il rinnovo del Cda e della Presidenza dell’Inpgi questo sarà l’argomento “forte”di confronto.
Un confronto che (né questa realtà viene nascosta) punterà ad abolire del tutto il limite in vigore, non accontentansi più di cumulare alla pensione una media mensile di 1.700 euro, ma chiedendo la totale liberalizzazione. Con possibilità di ulteriori, più ampi guadagni da parte di chi un discreto introito economico già lo può mensilmente realizzare attraverso la pensione. Credo che questa sarebbe per il precariato una conclusione sciagurata, destinata ad aumentare le difficoltà di coloro che ancora sperano, ma che sono oggi in una situazione incerta e a rischio.
Io sono più che certo che l’anno prossimo il collega Camporese sarà confermato Presidente del nostro Istituto. La sua ottima attività in questi tre anni e mezzo non lascia spazi ad incomprensibili diverse soluzioni. Ma ritengo molto importante, direi quasi indispensabile, che i dieci colleghi pensionati che saranno eletti nel nuovo Consiglio generale dell’Inpgi, (e che dovranno concorrere a determinare le scelte e la politica del successivo quadriennio) siano individuati dalla categoria avendo attenzione a quelle che saranno le loro convinzioni – e i loro voti – sull’argomento “cumulo tra pensione e redditi da lavoro dipendente ed autonomo”.
Sono convinto che una conclusione diversa , che aprisse la via a decisioni massimaliste, rappresenterebbe una pesante sconfitta per il Sindacato e per la parte più debole della nostra categoria.

Gabriele Cescutti