31/07/2012
De Vito: "I pensionati e le quote: il problema si può risolvere. Vi spiego come"
Il problema delle quote si trascina senza una univoca soluzione fin dall'inizio della nostra Unione. Ne abbiamo parlato quasi ad ogni riunione, ne parliamo sempre senza approdare a nulla. Eppure dovrebbe essere semplice trovare la quadra, pur di metterci la volonta' adeguata, armata di buon senso. Tutti sapete, tutti sappiamo che un sindacato senza fondi non puo' vivere, e l'Unione non puo' fare eccezione a questa regola
Percio' insisto come vice presidente dell'Ungp, uno dei due sindacati di base della Fnsi. Insisto assieme al presidente Bossa e al secondo vicepresidente neo eletto Zaccaria. Anche il nostro ultimo Congresso straordinario dell'11 giugno ha ribadito la necessita' di risolvere una volta per tutte la telenovela delle quote. Dopo l'estate ? Entro quest'anno? Speriamo. Speriamo che la Fnsi faccia la sua parte, uscendo dal vago, fornendo all'Unione sostegno tramite le Associazioni che la compongono. Altrimenti l'Unione sara' costretta prima o poi a chiudere bottega, con gioia di tutti quegli uccelli di malaugurio che sostengono che essa non serve a nulla.
Ma partiamo dalle regole esistenti, ribadite dagli statuti che non sono soltanto pezzi di carta (si dice quando conviene, ma dovrebbe valere sempre!). Chi aderisce al sindacato unitario - dipendenti e pensionati - autorizza l'Inpgi a trattenere lo 0,30% dallo stipendio o trattamento di quiescenza. Un terzo di questa quota va alla Fnsi, lo 0,10. Il rimanente, 0,20, rimane alle associazioni. Il punto e': possono le associazioni privarsi di una parte del loro 0,20, autorizzando l'Inpgi a versare un quid - per alcune un quarto dello 0,20, per altre di piu' o di meno - per far funzionare meglio l'Unione Nazionale dei Giornalisti Pensionati?Quattro associazioni negli ultimi anni hanno detto si': Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana. Le altre , da Roma, alle medie, alle piccole, non hanno ancora deliberato. Perche' occorre, su sollecitazione dei vari Gruppi regionali dei giornalisti pensionati, una delibera dell'esecutivo di ogni associazione, per decidere e scrivere all'Inpgi di trattenere mensilmente da ogni pensionato la cifra che poi dall'Inpgi verra' direttamente inviata all''Ungp. Non e' un benevola concessione, e' scritto nero su bianco nello statuto dell'Ungp, vecchio di un paio di congressi e approvato dagli organismi preposti del sindacato federale FNSI.
Tutto chiaro? Non sembra. Intanto sono sempre meno i pensionati che continuano ad iscriversi al sindacato dopo che hanno cessato di essere "attivi", cioe' firmano la delega alle loro associazioni e con questo semplice atto aderiscono al sindacato unitario e, per cio' solo, sono automaticamente iscritti anche all'Ungp. Facciano molto di piu' in questa direzione le Associazioni, con l'aiuto dei Gruppi, della Fnsi e della stessa Unione. C'e molto da insistere se e' vero come e' vero che su oltre 5 mila giornalisti pensionati, poco piu' della meta' risultano iscritti al sindacato.
Ma di questi che sono iscritti, quanti contribuiscono a mantenere viva l'Unione, nonostante gli statuti e le nostre sollecitazioni e le riunioni (poche) dedicate in sede federale a trovare soluzioni al problema? Pochi. E non bastano.
Questi i pensionati, regione per regione, secondo i dati Inpgi di fine 2011:
Lazio 1782, Lombardia 1444, Emilia-Romagna 254, Piemonte 245, Toscana 184, Veneto 178, Liguria 176, Campania 146, Sicilia 139, Friuli-Venezia Giulia 130, Trentino 120, Sardegna 86, Puglia 79, Marche 50, Abruzzo 45, Umbria 43, Calabria 38, Val d'Aosta 16, Basilicata 12, Molise 9.
Per ora soltanto pochi dei pensionati iscritti all'Ungp (comunque la meta' di quelli di sopra) danno un aiutino mensile al sindacato di base, forse meno di un terzo. Questo non e' piu' accettabile. Se non siamo capaci di risolvere un problemino di routine come questo, e parlo del sindacato tutto intero, come possiamo pensare di affrontare i temi scottanti del lavoro precario, dell'equo compenso, del futuro dell'Inpgi e delle pensioni , della liberta' di espressione, del rispetto delle regole sempre e dovunque, davanti agli editori e a madama Fornero?
Buona estate a tutti.
Antonio De Vito