26/07/2012

Chiude la storica Sala Stampa Italiana di piazza San Silvestro?
Grande preoccupazione del Gruppo Romano Corrispondenti

I giornalisti del Gruppo Romano Corrispondenti esprimono grande preoccupazione per la decisione del Ministero dello Sviluppo Economico di dimezzare (da 6 a 3 unità) il personale in servizio presso la Sala Stampa Italiana, di fatto riducendo drasticamente l'orario di apertura di una struttura che, da quasi un secolo, offre assistenza ai giornalisti che lavorano nella capitale per testate non romane


La decisione del Ministero, in sostanza, non garantisce più l'apertura nelle ore pomeridiane e serali, oltre che il sabato e la domenica, e così pregiudica gravemente la possibilità di svolgere il lavoro giornalistico quotidiano. Inoltre, il ministero ipotizza un trasferimento dalla storica sede di piazza S. Silvestro a Trastevere o all'Eur, con una localizzazione periferica rispetto a Palazzo Chigi, Camera e Senato che renderebbe la Sala Stampa praticamente inutile ai colleghi impegnati a seguire i lavori della politica.
I giornalisti chiedono dunque garanzie su due punti:
- il mantenimento di un organico in servizio che assicuri la apertura e il normale funzionamento della sede secondo gli orari e le necessità dei giornali;
- la permanenza di una sede adeguata e prossima ai Palazzi della politica.
Senza un adeguato intervento, le scelte del ministero metteranno a rischio l'esistenza stessa della Sala Stampa Italiana, con la paventata chiusura entro l'anno di una sede peraltro gloriosa: qui, infatti, nel 1943 fu ricostituto il sindacato dei giornalisti, la Fnsi, che era stato sciolto dal fascismo, e sempre qui nel 1945 fu definita la struttura della neonata Agenzia Ansa.La scelta del Ministero - inoltre, ed è più grave - mette a rischio anche molte decine di posti di lavoro tra i giornalisti ed appare ancor più incomprensibile se rapportata alla attenzione dedicata invece alla Sala Stampa Estera: con il risultato - fa notare anche l'Associazione stampa romana - che di fatto il governo non tutela né garantisce i lavoratori italiani, ma soltanto i giornalisti stranieri.