07/07/2012

Non è solo crisi. Aumenta il numero di pensionati iscritti al sindacato. Sono colleghi "giovani" il cui impegno nell'Ungp va valorizzato

Non solo crisi, non è solo crisi. O meglio, pur nella crisi non mancano aspetti positivi, che è opportuno valorizzare. L'allarme sulla contrazione del numero di iscritti al sindacato è stato lanciato dal segretario della Fnsi Franco Siddi nella relazione che accompagna il bilancio dell'esercizio 2011: 1222 unità in meno fra i professionali (di cui 536 contrattualizzati), e 1109 in meno fra i collaboratori


Un calo che, nella valutazione di Siddi, è "superiore al fisiologico decremento degli iscritti che si registra normalmente negli esercizi postcongressuali", e che è dovuto alla diminuzione della popolazione attiva ma anche alla revisione degli elenchi compiuta da numerose associazioni regionali, che hanno cancellato i colleghi morosi. Ma un calo, ed è questo l'aspetto positivo, in parte compensato dai 164 pensionati in più che si sono iscritti negli ultimi dodici mesi.
Un andamento, questo, confermato dall'Istituto di previdenza che, parliamo sempre del bilancio 2011, ha fatto registrare la liquidazione di 498 nuovi trattamenti pensionistici, di cui 337 per vecchiaia, anzianità e invalidità (161 sono state le nuove pensioni di reversibilità), e 138 prepensionamenti dovuti all'applicazione della legge 416/81. Insomma, la crisi del settore editoriale ha comportato un esodo verso i prepensionamenti e la quasi completa sterilizzazione del turn over, con cifre, per quanto riguarda i pensionati, non indifferenti né in assoluto né in percentuale. Alla fine del 2010, si legge sempre nel bilancio della Fnsi, i pensionati iscritti all'Unione erano in tutto 2.632.
Questi i dati, allarmanti, non c'è dubbio; ma che tuttavia possiamo, noi pensionati, leggere in positivo, considerando che l'incremento dei nostri iscritti contrasta un trend negativo, di riflusso generalizzato che non tocca solo i giornalisti ma in generale tutti i lavoratori italiani colpiti dalla crisi economica.
Nel corso del 2011 la 416 è stata applicata nelle più grandi aziende editoriali italiane che finora avevano retto alla crisi con mezzi propri; lo stesso sta avvenendo nell'anno in corso, e se ciò comporta problemi per l'Inpgi, per i comitati di redazione, per le Associazioni regionali, ciò vuol dire che stanno andando in pensione colleghi relativamente giovani che hanno alle spalle esperienze professionali significative e magari anche esperienze sindacali nei Cdr e nel sindacato territoriale. Energie che non vanno disperse né abbandonate, ma adeguatamente valorizzate.
Nei prossimi giorni il Comitato esecutivo dell'Ungp lancerà un appello ai nostri gruppi regionali e alle associazioni regionali perché si attivino per portare nel sindacato, con l'iscrizione volontaria, i colleghi che vanno in pensione e che magari sarebbero tentati dal disimpegno. Il pensionamento, sopratutto per i "giovani" pensionati e quando avviene in seguito a stati di crisi, può essere un fatto traumatico; non solo, per loro l'iscrizione all'Ungp, organismo di base della nostra Federazione, non è più un fatto automatico ma richiede una precisa manifestazione di volontà che va espressa firmando per la trattenuta dello 0,30% al momento del pensionamento. Molti colleghi non lo sanno, e quindi non si iscrivono. Gli va ricordato, e le nostre Associazioni possono svolgere un ruolo determinante, così come cercheremo di attivare, per quanto potremo, le strutture centrali e periferiche dell'Inpgi.
Le colleghe e i colleghi che vanno in pensione devono sapere che l'iscrizione all'Ungp può essere per loro un modo per restare inseriti nella professione attraverso il comune impegno sindacale e la partecipazione ai problemi di tutti. L'ingresso di nuovi iscritti nei nostri gruppi regionali, dovuto a fatti si per sé negativi come gli stati di crisi, può anche comportare, se ben monitorato, un rinnovamento dei nostri quadri regionali, che certamente non ci spaventa, anzi ci stimola a far meglio. L'orizzonte è il congresso del 2015, al quale vogliamo arrivare più numerosi e più forti. Pensionati, sì, ma "attivi".