12/06/2012

I lavori del Congresso straordinario e la relazione di Guido Bossa. I vice presidente De Vito: "Dieci punti da non dimenticare" e Zaccaria: "Momento delicatissimo, occorre la nostra esperienza"

Il Congresso straordinario dell’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati che si è svolto oggi nella sala Walter Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha visto la partecipazione di 43 delegati espressione dei gruppi regionali dell’Ungp. Al Congresso, presieduto dal collega Neri Paoloni coadiuvato dai vicepresidenti Gianfulvio Bruschetti e Gianclaudio Bianchi, hanno portato il loro saluto il Presidente della Fnsi Roberto Natale, il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, il Vice presidente vicario dell’Inpgi Paolo Serventi Longhi. Dei loro interventi daremo conto quanto prima su questo sito, in modo che tutti i colleghi possano apprezzare la sensibilità con la quale i rappresentanti delle istituzioni della nostra categoria seguono la vita dell’Ungp


LA RELAZIONE DEL VICE PRESIDENTE VICARIO GUIDO BOSSA
Il Congresso straordinario che si riunisce oggi si è posto due obiettivi: ripristinare la corretta fisiologia della vita della nostra Unione e dei suoi organi dirigenti dopo le dimissioni del presidente Ino Iselli; approvare le modifiche statutarie necessarie per meglio coordinare il nostro Statuto con quello della Federazione nazionale della Stampa. La presenza dei delegati eletti per il Congresso di Bergamo o, in caso di impedimento, dei loro sostituiti, è stata certificata dai Presidenti dei Gruppi regionali, e la Commissione verifica poteri ha espletato i necessari controlli. La presenza fra di noi residenza del Presidente della FNSI Roberto Natale, che seguirà tutti i nostri lavori, è la conferma della correttezza del percorso che ci ha portato fin qui. Il Congresso si riunisce con il massimo di garanzie e di rappresentatività possibili.

FINISCE LA FASE DELL’EMERGENZA
La fase che definirei dell’emergenza, è durata due mesi, e in questo periodo ho cercato di guidare l’UNGP, quale vice presidente vicario, adoperandomi per favorire la partecipazione più ampia possibile alle decisioni da prendere e cercando di tenere aperto il dialogo fra di noi. Posso aver commesso degli errori di comunicazione, posso aver “saltato” o trascurato degli adempimenti, ma se ciò è avvenuto si deve solo, credetemi, alla mia inesperienza e al fatto di essermi trovato imprevedibilmente in una situazione per me inattesa. Certamente, a non sbagliare o a non sbagliare troppo, mi hanno aiutato oltre ai componenti del Comitato esecutivo e ai dirigenti del sindacato, il Direttore della Federazione Giancarlo Tartaglia e il personale, chiamato a un lavoro straordinario svolto con competenza e tempestività. Ringrazio in particolare quanti ci assistono oggi durante lo svolgimento dei nostri lavori.
Desidero sottolineare l’impegno con cui il Comitato esecutivo ha lavorato insieme a me per superare la fase dell’emergenza. Li saluto e li ringrazio uno per uno, a cominciare dal Vice Presidente Antonio De Vito. Il Comitato esecutivo, eletto al Congresso di Bergamo, è e resta la struttura portante della nostra Unione, la struttura della continuità che resterà tale fino al prossimo Congresso ordinario che si terrà all’inizio del 2015, in parallelo con il Congresso della FNSI. Quanto ho detto vale anche per il Collegio dei revisori dei conti e per il suo presidente Mario Petrina, tutti eletti al Congresso di Bergamo e legittimamente in carica fino al prossimo Congresso ordinario.
Non è assolutamente formale il mio saluto e il mio ringraziamento al Presidente Ino Iselli, che ha guidato la nostra Unione negli ultimi sette anni passando per due congressi per lui vittoriosi. Anche in questi ultimi mesi Iselli è stato per tutti noi, e in particolare per me, uno stimolo essenziale, e confido che vorrà esserlo ancora.

GLI IMPEGNI CHE ABBIAMO DAVANTI A NOI
Sono poche le indicazioni che mi sento di dare, sperando di interpretare le intenzioni di tutti voi. Le traggo dalla mia esperienza di questi due mesi.
I problemi statutari sono importanti ma ciò che più ci deve interessare è svolgere stabilmente il nostro ruolo nel sindacato dei giornalisti italiani. Non solo nei momenti elettorali, quando è giocoforza dividersi, ma nella vita quotidiana del sindacato, nelle associazioni regionali, nei gruppi di specializzazione, dove cioè è più facile trovare l'unità e su di essa far leva per far valere tutti insieme le nostre ragioni. In tutte le sedi sindacali, noi pensionati dovremmo essere capaci di offrire e far apprezzare il nostro contributo volontario alla elaborazione della proposta politico-sindacale della Federazione nella continuità della sua azione oltre che, naturalmente, nelle fasi più salienti come possono essere i rinnovi contrattuali.
Ricordo che nel recente passato questo nostro contributo non è venuto meno, per esempio nella battaglia fin qui condotta con successo contro la legge bavaglio, alla quale anche noi abbiamo contribuito riuscendo con successo a mobilitare attorno al nostro allarme la più vasta opinione pubblica.

IL FONDO DI PEREQUAZIONE

Fra i temi che ci interessano c'è, naturalmente, la perequazione delle nostre pensioni. Il Fondo costituito presso l’Inpgi è  nato negli ultimi due mandati di Iselli e grazie a lui e ad altri colleghi, cito per tutti Franco Brozzu; ma ricordo altresì che non è mai mancato, da parte nostra, il sincero riconoscimento dell'impegno con il quale Franco Siddi  ha stimolato e accompagnato la nascita di questo nuovo istituto contrattuale, che col tempo è destinato ad accrescere il suo ruolo di garanzia del reddito dei giornalisti italiani.
Credo opportuno inserire fin d’ora nell’ordine del giorno del primo Consiglio nazionale che si svolgerà dopo questo Congresso, una nostra riflessione specifica su questo argomento. Il regolamento del Fondo è a vostra disposizione e intendiamo farlo conoscere a tutti i colleghi pubblicandone il testo sul nostro sito.

IL NOSTRO IMPEGNO PER LA SOLIDARIETA’

Il Fondo è un concreto strumento di solidarietà fra generazioni, in quanto alimentato dagli attivi a favore dei pensionati. Non è poco, sapendo che su molti degli attivi, e in particolare dei più giovani, gravano incognite sul futuro che noi non conoscevamo quando  abbiamo iniziato questa professione.
Le nostre pensioni non sono un privilegio, ma il frutto di una vita di lavoro; eppure sappiamo che molti giovani che iniziano oggi o hanno iniziato da poco, hanno davanti a sé un percorso professionale accidentato, a conclusione del quale avranno una prospettiva di pensione più magra, e forse dovranno impostare diversamente le cose per poter godere poi di redditi adeguati, ricorrendo a polizze assicurative o altre forme di risparmio.
A questo punto, prima che altri ce lo chiedano, dobbiamo noi per primi porci una domanda: c'è qualcosa che anche noi possiamo fare sul terreno della solidarietà? Ci basta dire che, sulla base della nostra esperienza, che indubbiamente è un valore,  ci poniamo come coscienza critica della professione e possiamo intervenire nei momenti formativi della categoria? Non credo che questa risposta sia sufficiente. C'è altro che possiamo fare o proporre di fare? Ci sono organismi, commissioni, gruppi di studio nei quali possiamo dare il nostro contributo di elaborazione di idee in forma volontaria? E’ una domanda che poniamo, ma è anche una disponibilità che dobbiamo dare.

UN CIRCUITO DI INFORMAZIONE

Ancora: ci sono fra di noi diverse colleghe e colleghi pensionati presenti, in quanto eletti, nelle istituzioni della categoria: l'Ordine, la Casagit, l'Inpgi. Tutti vengono spesso a Roma per partecipare alle riunioni degli organi dirigenti di questi enti. Alcuni fanno parte anche del nostro Comitato esecutivo o del Consiglio nazionale, e quindi li incontriamo in quelle sedi. Ma sarebbe anche opportuno approfittare, quando possibile, della presenza a Roma di questi colleghi e di queste colleghe per incontrarci nella nostra sede per uno scambio di opinioni più frequente anche se meno istituzionale.
L'obiettivo potrebbe essere quello di aprire uno "sportello di servizio" per i pensionati. Progetto ambizioso, che richiede collaborazione di tutti.

UNA TASSAZIONE DIFFERENZIATA PER LE PENSIONI

Infine, credo che dovremmo essere tutti d'accordo per riprendere e rilanciare il tema di una diversa tassazione dei redditi da pensione. E' un tema europeo, un tema che attiene alla giustizia sociale, un tema già affrontato in alcune legislazioni, alle quali potremmo ispirarci. Nella attuale situazione di crisi generale non vedo  un'altra possibilità di una diversa distribuzione delle risorse. L'occasione per riprendere l'argomento potrebbe essere la delega fiscale che il governo Monti ha ereditato da quello precedente e che non ha ancora esercitato; ma è chiaro che da soli non abbiamo alcuna possibilità di farci ascoltare. Dobbiamo cercare alleanze vaste, facendo sentire in  primo luogo la nostra voce in tutte le istituzioni della nostra categoria ma cercando una interlocuzione anche con i sindacati, con le forze sociali, con quanti sono interessati a questo tema.

GLI INTERVENTI AL CONGRESSO STRAORDINARIO

Il Vice presidente Antonio De Vito: "Dieci punti fermi da non dimenticare"

Un saluto non rituale alla presidenza e ai congressisti. E dico subito che approvo, senza se e senza ma,  come  delegato e come vice presidente eletto a Bergamo, la relazione di Guido Bossa, ringraziandolo per l'impegno profuso negli ultimi due mesi. Mi auguro che questo congresso possa oggi eleggerlo all'unanimita' presidente dell' Ungp, come garante di tutti. Se poi non sara' un voto unanime, pazienza, conta la maggioranza e di questi tempi non e' poco. Confido comunque nella saggezza di questa assise.
Ma permettetemi di aggiungere poche parole, senza voler urtare la suscettibilità di alcuno e senza l'intenzione di rompere qui l'atmosfera di pace ritrovata.
Mi sostiene lo stesso spirito dei padri fondatori del 1998 e degli anni seguenti. Alcuni nomi: Scarlata, Dolcetti,  Mania,  Signoretti , Zeri, Bartoloni, Elvio Rossi, Franchini, Accattatis, Forti, Bo, Martino, Vincenti, Peruzzi, Talli, Bianchi, Saletti, Brozzu, Paola Rubbi, Letizia Gonzales,Aldo Sgroi, e  altri che non cito qui, a memoria, per non dimenticare nessuno. Siciliani e romani, torinesi e milanesi e toscani, bolognesi e veneti, italiani di tutte le regioni. Tutti. Le grandi e  le piccole associazioni di stampa, grupponi e gruppetti, senza correnti e spifferi, senza ideologia "contro".
L'Unione, questa Unione "super partes", e' nata dalla volonta' e dall'impegno comune dei colleghi, tra di loro chi vi parla e, naturalmente, Ino Iselli. E dalla forza del sindacato federale, la "casa madre" tutta intera,  messe da parte le appartenenze e le cosiddette componenti, che gia' ieri, ma ancor piu' oggi, hanno sempre meno senso, soprattutto per i giornalisti pensionati.
Non voglio riproporvi la storia che ci ha sorretti fin qui, di congresso in congresso.
I temi comuni li conoscete. Le pensioni, l'Inpgi, l'aspirazione a rimediare al continuo depauperamento del soldo mensile , frutto delle fatiche di decenni lontani, la  liberta' di stampa e di informazione,  la regolamentazione del lavoro, il rispetto dei contratti, la difesa dei diritti conquistati in oltre mezzo secolo di lotte e di battaglie sindacali, e i pensionati di oggi c'erano.
Per il presente e il prossimo futuro vi sottopongo un decalogo, che mi e' sembrato giusto chiamare " dell'arroganza",  proprio perche' l'arroganza ci e' stata molto rimproverata ed e' anche molto impropriamente supposta, da chi non ci vuole bene.
Un decalogo, dunque, dieci punti fermi che non vogliamo dimenticare.
1)    E', e' stata, sara' ancora arroganza chiedere che sia risolta finalmente la questione delle quote. L'Unione non può vivere di elemosine.
2)    E', e' stata, sarà ancora arroganza chiedere di partecipare alla gestione del fondo di perequazione. Siamo soltanto al primo passo , a cui si e' arrivati in ritardo dopo tanto spreco di arroganza (non dell'Unione).
3)    E', e' stata, sara' ancora arroganza quella di difendere l'Inpgi da tutti i pericoli (che non sono quelli del cumulo). E non aggiungo altro per scaramanzia.
4)    E', e' stata, sara' ancora arroganza quella di difendere le pensioni presenti e future. Senza dimenticare che - ad esempio - per quest'anno e per l'anno prossimo i giornalisti pensionati hanno - non volontariamente - rafforzato l'Inpgi lasciando nelle sue casse dieci milioni di euro di mancata perequazione annuale di legge.
5)    E', e' stata, sara' ancora arroganza quella dell'Ungp di battersi per i giovani, contro il precariato, per il lavoro. A fianco della Fnsi, naturalmente.E mi auguro che il sindacato assieme agli editori regolamenti il lavoro dei pensionati , facendo vigilare i cdr. Non e' vero che i vecchi , mettendo a disposizione il loro patrimonio di esperienza, tolgono posti ai giovani, se si rispettano tutte le regole.
6)    E', e' stata, sara' ancora arroganza quella della nostra Unione di battersi non contro  l'Ordine, ma per la sua ormai non rinviabile riforma. Perche' diventi uno strumento e uno scudo per tutti i giovani e gli anziani che vivono della nostra professione, non un tesserino per tante altre degne persone che pero' fanno altri mestieri.
7)    E', e' stata, sara' ancora arroganza quella di difendere la nostra salute , deteriorata dagli anni e dagli acciacchi, contando anche sulla Casagit, patrimonio comune dei giornalisti giovani e degli anziani, che sono quelli che l'hanno creata.
8)    E', e' stata, sara' ancora arroganza quella di ricercare soluzioni concrete per un welfare  innovativo , case di riposo e salute insieme, messe su con l'aiuto dell'Inpgi e della Casagit, come proposto dal Gruppo dei giornalisti pensionati della Lombardia.
9)    E', e' stata, sara' ancora arroganza quella di chiedere piu' democrazia a tutti i livelli del sindacato, nelle competizioni per la scelta dei dirigenti, senza forzature e decisioni precostituite.
10) E', e' stata, sarà  ancora arroganza quella di praticare la liberta' di critica verso tutti, ad esempio la politica che non decide , il governo dei tecnici che salvano e sfasciano l'Italia , il potere in tutte le sue forme, deboli e forti, l'informazione spesso inadeguata e asservita.
Il decalogo e' sicuramente incompleto.
Ma se questa e' l'arroganza che ci hanno imputato,  personalmente sono contento di essere definito arrogante, sia quando perdo (fa parte della vita), sia quando vinco. A Bergamo abbiamo vinto proprio contro i tentativi di divisione, non voglio rivangare. E la mozione finale del congresso conteneva tutti i punti di questo decalogo, così come la relazione di Iselli. Bisognerebbe sempre ricordare tutti i passaggi.
Questa nostra di oggi e' un'occasione per ripartire, per ricominciare? Credo di no. Non dobbiamo ricominciare, dobbiamo semplicemente continuare, tutti insieme.
Pero' senza prese in giro.
L'Inpgi - anche questo  e' stato detto- non deve essere lo scopo della battaglia e della militanza sindacale nell' Ungp. E' vero, ma nessuno , se non in mala fede , lo puo' rimproverare a uno come me che per oltre vent'anni , gli ultimi, dopo altrettanti di sindacato sempre di base, ha dedicato all'Istituto tanta fatica e tanto impegno. "A gratis", come dicono in Piemonte, non per la cadrega . Gli ultimi quattro anni in C.d.A. sono stati frutto del caso, non ripetibili fuori degli schemi e della vera arroganza di chi decide tutto prima,  e talvolta la ciambella gli riesce senza buco. Per l'Inpgi , sostenuto dall'Unione, parlano i risultati ottenuti anche grazie ai giornalisti pensionati Iselli e De Vito, dirigenti dell'Unione, eletti per la prima volta nel Cda.  Siamo stati attivi e responsabili. Adesso l'Unione non c'è piu' in quella sala , e' un deficit di rappresentanza. Ma sono sicuro che anche  per i giornalisti pensionati si batteranno il presidente Camporese e il nuovo Consiglio di amministrazione, pur alle prese con tempi e compiti difficili.
Per ultimo, un pensierino sulle elezioni perse. Io e gli altri compagni di lista  (perche' tale era la  nostra proposta di candidati per il Consiglio Generale e per i sindaci,  non una componente aggiuntiva del sindacato) siamo  comunque orgogliosi di esserci democraticamente impegnati quest'anno, nell'ultima tornata elettorale , contro il pensiero unico e contro l'ostracismo subito, pensate solo alle vicende di Milano . I pensionati "uniti" avevano tutti contro ed hanno logicamente perso. Ma avevano il dovere di essere in campo, autonomamente, questa e' la democrazia, il contrario dell'inciucio, come si dice qui a Roma. Io credo che abbiano un po' perso anche i cosiddetti vincenti , vittime dei loro calcoletti. Sindacalisti sicuramente non  brillanti per lungimiranza. E comunque i tanti colleghi che ci hanno votato non sono figli di nessuno e non hanno votato per l'ammucchiata vincente, o per gli oppositori. Hanno votato, in tanti, per noi. Non canterei, come fa qualcuno, semplicisticamente vittoria, a prescindere.
Per concludere, l'arroganza non c'era, non c'e' e non c'entra. Casomai ci vuole piu' rispetto reciproco. Qualche volta , caro sindacato maggiore e di tutti, giovani e vecchi, bisogna fidarsi persino dei pensionati e dell'Unione che unitariamente li rappresenta, chiunque sia il presidente.
Se questo sara' lo spirito, il sindacato di base Ungp sara' ancora vivo e propositivo. Anche con nuovi dirigenti. Qualcuno ha detto al Consiglio nazionale del 25 maggio che non doveva dimettersi soltanto Ino Iselli, ma tutto l'esecutivo. Anche il qui presente De Vito.  Rassicuro tutti, io non vedo alcun motivo per alzare bandiera bianca.  Spero che non lo faccia neppure il sindacato dei giornalisti pensionati, che e' chiamato dai suoi iscritti a continuare la sua battaglia, cominciata nel 1998.
Ancora un grazie e un saluto a Ino Iselli . E auguri al Congresso e a chi  oggi  sara' eletto presidente, al suo posto.

Il Vice presidente Lino Zaccaria: "Il momento é delicatissimo, occorre la nostra esperienza"

Ho accetto con entusiasmo la proposta che mi è giunta unitariamente di candidarmi alla vicepresidenza dell'Ungp. E con altrettanto entusiasmo ho accolto l'elezione, che mi assegna un ruolo ambizioso e denso di motivazioni.
Chi mi conosce sa che non mai inteso le cariche come orpelli da sistemare sul bigliettino da visita (che tra l'altro non utilizzo). Metterò quindi il mio impegno concreto al servizio dei colleghi pensionati, di comune accordo con la Presidenza (già c'è, ci siamo proficuamente confrontati) e con l'Esecutivo. Ma non basta.
Il momento storico che interessa la categoria è delicatissimo: le spinte alla marginalizzazione del sindacato, gli attacchi all'Ordine e all'Inpgi ci costringono sulla difensiva, ma il nostro apporto di esperienza, di critica fattiva, di operoso confronto potrebbe risultare decisivo in tutti i futuri passaggi tesi a rintuzzare gli assalti. Ecco perché ho insistito nel rimarcare il valore unitario della mia candidatura, che non avrebbe avuto senso se rapportata alle divisioni e alle incomprensioni di Bergamo.
 
Grazie pertanto a quanti hanno puntato sulla mia persona e sono presuntuosamente convinto che non li farò ricredere.

Il contributo del gruppo lombardo al Congresso: "Proposte per un nuovo welfare dei lavoratori pensionati italiani"

I giornalisti pensionati italiani aderenti all'Unione Nazionale Giornalisti Pensionati, sindacato di base della Fnsi, riuniti a congresso a Roma il giorno 11 giugno, ritengono di dover partecipare allo sforzo comune per contribuire a superare le difficoltà in cui versa il Paese, offrendo un contributo di idee e di proposte che vanno nel senso di far sì che anche l'Italia si adegui ai Paesi europei con i minori indebitamenti pubblici e con sistemi di assistenza e previdenza degni di una Nazione civile con bassi tassi di indigenza e povertà.
La categoria dei giornalisti pensionati, così come tutti i lavoratori in quiescenza, ha bisogno di un “Nuovo Welfare” che sia frutto di “riforme vere” basate su concetti di “sussidiarietà” e “solidarietà” che valorizzino la persona e che tengano conto delle fragilità e delle condizioni economiche e sociali dei soggetti interessati, prendendo atto – come per tutte le categorie sociali e professionali – che è  mutato il “concetto di anziano”, aprendo una nuova fase  di “attenzione verso i bisogni reali”, assumendo  il carattere di esigenza condivisa.
In questo quadro, l'Unione Nazionale Giornalisti Pensionati, organismo di base della Federazione Nazionale della Stampa, fa appello alle Organizzazioni Sindacali, alla Fnsi, all'Istituto Nazionale di Previdenza Giornalisti, alla Casagit, all'Ordine Nazionale dei Giornalisti, alle Associazioni regionali della Stampa, e a tutti gli  organismi professionali, perchè tutelino i lavoratori pensionati che vivono esclusivamente di pensione, dalla pressione massiccia del Governo, che con imposte e tasse incide pesantemente sul reddito di ogni famiglia.
Per quanto riguarda la nostra categoria, la Fnsi deve, assieme alle  altre organizzazioni sindacali e ai rappresentanti dei settori professionali, fare coalizione, perchè giornalisti, medici, veterinari, farmacisti, avvocati, ingegneri, architetti, commercialisti, notai, lavoratori tutti, facciano sentire la propria voce nelle sedi competenti. A questo proposito un confronto con il ministero del Lavoro è già in atto attraverso l'Inpgi e le opinioni espresse dal presidente Andrea Camporese ci risultano alternative a quelle del ministro Fornero che vorrebbe applicare solo ed esclusivamente il sistema contributivo. A maggior ragione, quindi,  serve elaborare proposte concrete e reali, da parte dei pensionati e dei loro  rappresentanti sindacali, da porre come  alternativa alle condizioni del Governo. Fa specie, ad esempio, quella che impone alle Casse private di essere congrue da qui a 50 anni. Se l'Inpgi, salvo alcune gobbe che appariranno negli anni futuri,  parrebbe avere i conti  a posto, non è detto che li abbiano anche  gli  altri Enti privati, per cui, occorre fare squadra proprio per condividere le legittime aspettative di pensione degli iscritti. Per rimanere  nel settore dell'editoria,  a causa della crisi economica e dei conseguenti provvedimenti di “espulsione” dal mondo del lavoro di soggetti pensionati o prepensionati, questi colleghi non sono stati tutti sostituiti nelle redazioni, come del resto accade anche  negli uffici di molte aziende  e ciò mette a rischio il finanziamento  degli istituti di previdenza, sia pubblici che privati, deputati ad erogare pensioni ai lavoratori in quiescenza, proprio a causa della diminuzione dei propri iscritti.
Ecco, quindi, che si pone l'esigenza di elaborare un “Manifesto” per un nuovo welfare dei lavoratori pensionati italiani, basato su una solidarietà che passa attraverso investimenti di maggiori risorse da destinare a  fini sociali, soprattutto da parte del Governo, che deve allentare la pressione fiscale, adeguando le pensioni più basse per soddisfare i bisogni delle famiglie, lenendo le difficoltà economiche e togliendo tutte le iniquità esistenti. Attualmente non c'è proporzione tra la elevata tassazione delle pensioni e i benefici che i pensionati godono dallo Stato sottoforma di beni e servizi, soprattutto per quanto riguarda gli ultra 65enni. Il servirsi del sistema sanitario nazionale, dopo una vita lavorativa, è un beneficio sacrosanto che ci spetta dopo aver pagato durante l'arco degli anni di lavoro  i contributi relativi, da non confondersi con quelli previdenziali, pur continuando ancora a pagare, da pensionati, il welfare generale, di cui si gode solo in parte.
In altri Paesi europei quali Francia, Germania, Olanda, la pressione fiscale sui redditi pensionistici goduti da pensionati che abbiano raggiunto una certa età (65 – 70 anni) comporta una esenzione di base (franchigia) che va dal 25 al 40 per cento su cui non c'è tassazione e le imposte (progressive) si pagano solo sulla parte restante, anche perchè le pensioni, di fatto, non si rivalutano e perdono progressivamente di valore.
Questo sistema di tassazione, più equo e solidale del nostro, fa sì che in questi Paesi il debito pubblico sia più basso che in Italia e i cittadini godano di un ottimo welfare, essendoci anche un minore tasso di indigenza e povertà tra la popolazione.
Ecco perchè anche noi, in Italia, avremmo molto bisogno di un “nuovo welfare” che ci garantisca  una vita dignitosa e che contemporaneamente consenta al Paese di crescere. Per quanto riguarda noi giornalisti pensionati, apprezziamo come positivo il raggiungimento dell'accordo siglato in questi giorni tra Fnsi e Inpgi sul regolamento del Fondo perequazione delle pensioni contenuto nel contratto di lavoro. Questo regolamento  prevede una gestione paritetica tra Fnsi e Inpgi che amministra il Fondo, con presidenza Inpgi, ma con presenza tra i rappresentanti della Fnsi di un esponente designato dall'Ungp. Secondo quanto riferito dai vertici Inpgi, ci sono in cassa, attualmente, 1.800.000 euro, ma occorrerà aspettare che si raggiungano  almeno i 5 milioni per poter ridistribuire tale somma a fini di solidarietà ai pensionati economicamente in difficoltà.
Con  questo documento, quindi, noi giornalisti pensionati italiani riuniti a congresso, vogliamo fare sentire la nostra voce e lanciare le nostre proposte per stendere un Manifesto per un “Nuovo Welfare” dei pensionati italiani per gli anni futuri, che deve passare attraverso una grande unità (giovani e meno giovani) di tutte le categorie professionali e sindacali, per dare un segnale di svolta  e di cambiamento all'intero sistema previdenziale e assistenziale italiano.

Paolo Aquaro (delegato Puglia): "Sito e congresso; il dialogo prosegue"

Qui sono già apparse notizie inerenti il Congresso straordinario dell’Ungp di lunedì 11 giugno 2012, e altre ne seguiranno. Almeno lo spero, se non vogliamo spegnere quella che allo stato rimane l’unica voce del nostro sindacato di base: il sito. Un sito, per altro – fatta salva la legale responsabilità del Presidente pro tempore - da sottrarre ad un malinteso “centralismo democratico” (o presunto tale) e redazionalmente da reimpostare in una chiave più perifericamente consona alle identità culturali e agli umori ambientali dei vari Gruppi. I cui componenti, e nessuno se ne abbia a male, leggono quotidiani nazionali e – abundantis ad abbundanziam, diceva Totò - qualcuno anche estero. E che volete fare, siffatti “pensionati anomali” sono già informati su quanto accade di minuto in minuto in politica, in Parlamento, in via dell’Anima o in via del Corpo, nelle piazze, nelle segreterie e nei retrobottega. Tra l’altro vedono televisioni, consultano i-Pad, ascoltano le radio, vanno al cinema, temerari loro! Molti cinguettano pure, figuriamoci se attendono che qualcuno spieghi loro il Mondo su un sito, come accadeva con il fu giornale cartaceo. Ecco, credo sia questo il primo tema forte da affrontare nel prossimo Esecutivo a presidenza Guido Bossa e nel concatenato Consiglio generale che dovrà pure indicare il nuovo vice presidente vicario dopo la new entry di Lino Zaccaria.
Già, il Congresso tra luci, ombre e chiaroscuri. Un fatto è certo: non è stata una rimpatriata “a Villa Arzilla” e men che mai un’assemblea snobbata dai Numeri Uno della nostra categoria. Nomi, cognomi e ruolo: il presidente della Fnsi, Roberto Natale; il presidente dell’Ordine, Enzo Iacopino; il vice presidente dell’Inpgi, Paolo Serventi Longhi. Unica assente la Casagit: presumo tutta impegnata a salvaguardare la nostra salute. Quindi, giustificata.
Ah, luci ombre e chiaroscuri del Congresso. Le luci non mi appartengono, le ombre le evito per quanto spetti ad una sia pur meticciata unitarietà respinta dal 38 per cento dei delegati, mi restano i chiaroscuri. E qui collocherò alcune mie proposte sulle quali mi intratterrò in altro momento: lo so, suona come una minaccia, ma è il semplice rispetto dovuto a chi legge. E questo è brodino già lungo.