09/04/2025

Pubblichiamo due tra gli ultimi articoli di Guido Bossa


AL GEMELLI, VICINO AD UN MALATO SPECIALE

Di Guido Bossa

Cronache di una insolita degenza al Policlinico Agostino Gemelli di Roma, nono piano, reparto solventi. Sì proprio lì: al piano superiore, il decimo, è stato ricavato l’appartamento predisposto per il Papa e il personale che si prende cura di lui in queste settimane di malattia. Una presenza, a poche decine di metri in linea d’aria, discreta e silenziosa, che non modifica assolutamente la vita dei reparti, scandita dalle visite dei medici, la somministrazione delle terapie, le ore di veglia e di riposo, il vitto, ma in qualche modo rende eccezionale, unico, un ricovero ospedaliero. Alche se la vicinanza di un malato così illustre non poteva essere più discreta. Solo la sera precedente il mio trasferimento dal Pronto soccorso, la sagoma di un gendarme pontificio mi aveva illuminato, poi però più nulla. 

Cosa si prova soffrendo di una patologia polmonare, mentre Papa Francesco, quasi a due passi da te, condivide la stessa sofferenza, anzi con punte più acute? La cadenza quotidiana dei bollettini medici è ogni volta uno squarcio di diagnosi che ci si sforza di applicare al proprio caso, pur consapevoli che ogni paziente è una storia a parte. Certo, tutte le differenze del caso vanno messe nel conto, ma c’è un dato comune nei testi letti ogni sera dai sanitari: ed è l’atteggiamento di Papa Francesco nei confronti della malattia, che pure non gli risparmia sofferenze. Il Papa guarda alla sua malattia con fiducia, fiducia nelle cure che gli vengono somministrate e nella loro efficacia. E con quella speranza che è la cifra con la quale ha voluto connotare l’anno giubilare iniziato con l’apertura della Porta santa di San Pietro. E in qualche modo, con il suo esempio silenzioso, Francesco ci esorta a condividere l’apertura del cuore alla speranza. 

Fiducia e speranza diventano così le coordinate di una pastorale del dolore, che dai reparti del grande ospedale, a cominciare dal più elevato, che ospita il paziente più illustre, (ma si direbbe anche uno fra i tanti) si diffondono ovunque e non quasi solo qui, in tutti i luoghi del dolore, dove l’infermità costringe a ridurre le attività anche le più condivise ma oggi temporaneamente sospese, come la preghiera domenicale dell’Angelus. In attesa naturalmente che l’affettuosa consuetudine possa riprendere regolarmente, sia pure dal balcone di un nosocomio.

La mia degenza si conclude con le dimissioni proprio nei giorni di maggior sofferenza del Papa e di più intensa preghiera per la sua salute. Anche questa insolita cronaca si deve interrompere, sempre con lo sguardo rivolto alla fiducia, alla speranza. 

Intanto, per chi ha condiviso per oltre una settimana le sofferenze del Papa, praticamente quasi a portata di sguardo, resta l’esperienza indimenticabile della sofferenza che si apre alla speranza.


DIFESA EUROPEA DA COSTRUIRE

Di Guido Bossa

Ursula von der Leyen può essere soddisfatta perché al termine della lunga maratona negoziale e anche grazie ad un'interpretazione creativa del regolamento, il suo ambizioso progetto di finanziamento del riarmo europeo è stato approvato e ora la messa a disposizione degli stati membri di una dotazione di 800 miliardi è una realtà. Quanto però il voto dell'Eurocamera abbia contribuito alla costruzione di un'Europa più coesa e salda sui temi della difesa comune, in un mondo nel quale le superpotenze si fronteggiano sempre più minacciose, è tutto da vedere e ha a che fare con le modalità della votazione e le fratture e gli strascichi che ha provocato nelle principali famiglie politiche e nelle delegazioni nazionali.

Per diverse ragioni è l’Italia al centro dell’attenzione e i due principali partiti, di maggioranza e di opposizione manifestano insofferenza anche rispetto a decisioni già assunte. E’ un dato di fatto che il riarmo dell’Europa avviene al di fuori e prima della costruzione o quanto meno dell’abbozzo di un progetto politico europeo che veda delineate le linee di politica estera e di difesa e una governance condivisa. Dal punto di vista geopolitico un’iniziativa è stata assunta dal leader britannico Keir Starmer e dal presidente francese Macron, che l’hanno presentata inizialmente a Donald Trump alla Casa Bianca. Ottenuta una sorta di via libera i due hanno allargato gli inviti rivolgendosi a 26 governi facenti parte o meno dell’Unione europea e della stessa Nato, con l’obiettivo di dar vita ad una “coalizione di volenterosi” pronta ed entrare in campo per far rispettare i termini del cessate il fuoco di trenta giorni in Ucraina le cui basi sono state gettate in Arabia saudita fra americani e russi ma su cui l’accordo ancora manca (soprattutto è diffidente Kiev che teme di essere messa da parte, e non c’è ancora il sì di Mosca). A questo punto l’accelerazione impressa dalla Commissione sul piano di finanziamento del riarmo europeo sembrerebbe voler colmare un gap fra la struttura politica in costruzione (i volenterosi) e lo strumento militare. Ma la fretta e la voglia di raggiungere comunque il risultato sono state cattive consigliere. Da un lato la costituzione di un fondo comune (800 miliardi, non poco) cui i singoli Stati eccederebbero in base alle prevalenti esigenze nazionali non pare rispondere alla necessità di far compiere alla difesa europea quel passo in avanti che oggi appare decisivo. Dall’altro il prevalere in questa fase di interessi nazionali ha provocato i malumori e le fratture di cui si diceva nei due principali partiti italiani, di maggioranza e di opposizione. Contraria all’invio di militari italiani sul terreno al di fuori di un accordo Onu (quindi con la Russia) si è detta da subito Meloni.

Ora la palla torna ai parlamenti nazionali, quello italiano in particolare, dove la Segretaria del Pd Elly Schlein se la dovrà vedere con ben due fronde interne: l’una che fa capo ai parlamentari europei, favorevoli al riarmo; l’altra ben più scettica che, guidata dalla stessa segretaria, si è rifugiata nell’astensione. C’è poi la concorrenza di Giuseppe Conte e dei Cinque stelle giunta ormai alla sfida forse decisiva.

(Corriere dell'Irpinia, 22 marzo 2024)