05/04/2012
Bob Woodward e Carl Bernstein: "In era Internet impossibile un altro Watergate
I giovani reporters pensano che la verità sia già tutta nella Rete"
L'inchiesta Watergate nell'era di Internet? Impossibile, o quantomeno, molto difficile. Parola di Bob Woodward e Carl Bernstein, i cronisti del Washington Post che 40 anni fa costrinsero alle dimissioni il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, svelando l'intrigo che si nascondeva dietro l'effrazione negli uffici del Comitato nazionale democratico a Washington
Il ragionamento di Woodward e Bernstein, ispiratori di intere americani, che oggi, probabilmente, sotto la spinta della crisi che ha colpito l'industria editoriale sono stati licenziati o allontanati anzitempo dalle redazioni, e' stato fatto nel corso della conferenza annuale della 'American Society of News Editors'. Internet, nel giudizio dei due veterani, per quanto possa essere un 'fornitore' e un archivio di verita', non 'partorisce' la verita'.
Un aneddoto, raccontato da Woodward, da' il senso di quello che lui e l'altro eroe del Watergate pensano dei loro possibili eredi di domani e degli strumenti digitali a loro diposizione. Agli studenti di un corso di giornalismo della prestigiosa universita' di Yale, ha raccontato Woodward, e' stato chiesto di scrivere un breve saggio su come lo scandalo Watergate verrebbe raccontato al giorno d'oggi.
A Woodward era stato richiesto di intervenire in aula e commentare gli scritti degli studenti. "Mi e' quasi venuto un aneurisma", ha continuato il giornalista. "Molti studenti hanno scritto cose del tipo, 'beh andrei su Internet, mi metterei a cercare 'fondi segreti di Nixon' e troverei le risposte per la mia inchiesta'". Altri ancora, ha continuato, si sono detti convinti che Nixon, nell'era dei social network, si sarebbe sentito talmente incalzato dalle critiche di blogger e utenti di Twitter, che si sarebbe dimesso nel giro di un paio di settimane. Insomma, l'idea delle nuove leve del giornalismo e' che "Internet sia una lanterna magica in grado di illuminare tutti gli eventi", ha riassunto alla fine Woodward. Niente di piu' lontano dalla realta' del giornalismo, hanno convenuto i due autori dell'inchiesta del secolo (scorso): "La verita' di cio' che accade non si trova su Internet. La Rete puo' integrare, puo' aiutare a fare progressi. Ma la verita' si trova dentro le persone, nelle fonti in carne e ossa".
La tesi di Woodward e Bernstein, nella sua "verita'", e' pero' il paradigma di un mondo che in gran parte non esiste piu', hanno ricordato i due giornalisti: i loro capi all'epoca dell'inchiesta diedero loro il tempo e l'incoraggiamento necessari per lavorare a una storia intricata e sfuggente e il resto del sistema americano (Congresso, sistema giudiziario) fece la sua parte.
Si tratto' di un "illuminante esempio di lavoro di squadra della democrazia", che nessuno dei due giornalisti ritiene oggi replicabile. Sia perche' le aziende editoriali sono oggi in gravi difficolta', o perche' l'opinione pubblica americana ha minore interesse in vicende che non si presentino fin dall'inizio come grossi scandali (l'inchiesta Watergate duro' circa due anni). Infine, perche' a giudizio di Woodward e Bernstein, l'attuale Congresso Usa non sarebbe cosi' solerte e deciso nel mettere sotto inchiesta un presidente.
Quanto alla possibilita' di replicare oggi un'inchiesta come quella che costrinse Nixon alle dimissioni, non c'e' da farsi troppe illusioni. "All'epoca avevamo lettori assai piu' aperti nel cogliere i fatti rispetto a oggi", dice Bernstein. "L'enorme audience che c'e' oggigiorno", per il giornalista e' soprattutto "in cerca di informazioni che confermino le loro gia' radicate convinzioni politiche, culturali e religiose".
Insomma, per Bernstein, "non c'e' dubbio che oggi vi siano decine di grandi giornalisti e di testate in grado di realizzare un'inchiesta come quella del Watergate. Quello che non penso, e' che un'inchiesta simile possa sopravvivere a questo clima culturale. Potrebbe arenarsi molto prima". (Adnkronos)