02/10/2023

Addio ad Antonio Villoresi, memoria storica del giornalismo toscano


A 79 anni da poco compiuti, dopo una lunga malattia, ci ha lasciati Antonio Villoresi, un’altra memoria storica e collega attivo nel Gruppo giornalisti pensionati dell’AST e nell’Odg, simbolo del giornalismo di altri tempi, quando le redazioni per alcuni erano come una “prima casa”, perché lì passavano la maggior parte delle ore del giorno, dal mattino fino a notte fonda per le “ribattute” e la stampa che mandava in edicola un quotidiano fresco, aggiornatissimo. Villoresi (i funerali martedì 3 ottobre alle ore 16 nella Basilica di San Miniato al Monte, officiati dall’Abate Bernardo Gianni) era tra i cronisti di nera più conosciuti de “La Nazione” a partire dalla prima metà degli Anni Settanta (prima aveva collaborato col “Giornale del Mattino” e “ Nazione Sera), perché è sempre stato un professionista serio, scrupoloso e anche bravo a raccogliere notizie e spesso anche le foto dei protagonisti, un compito, questo, ingrato. E poi a raccontare il tutto nei minimi dettagli. Le sue caratteristiche principali sono state una grandissima umiltà e semplicità nei rapporti all’interno ed all’esterno del giornale e al tempo stesso una grande affidabilità e credibilità, che gli davano un'autorevolezza tutta sua. Col sorriso dava tranquillità ai suoi “capi”, anche a me. Umile, divertente, sapeva stare allo scherzo. Gli piaceva non prendersi sul serio. E per questo considerato un amico, più che un collega, da tutti i compagni di lavoro, compresi i tipografi.  Ed anche un punto di riferimento per la sua sensibilità ed umanità, sempre pronto a tendere la spalla e l’ascolto a chi aveva qualche problema da confessare e condividere.  

Un cronista vero, che dopo l’alluvione del 1966 ha vissuto e scritto dei fatti più rilevanti della vita fiorentina e toscana: le rivolte nelle carceri, gli anni del terrorismo rosso e nero segnati dall’uccisione dell’ex sindaco Lando Conti e dalla strage dell’Italicus, dalle inchieste coordinate da magistrati di peso come Piero Luigi Vigna e Gabriele Chelazzi (che poi si dedicheranno alle indagini sulle stragi di mafia) e dal processo a Renato Curcio e agli altri brigatisti complici. Ha raccontato i maggiori delitti passati alla storia con al centro quelli seriali del Mostro, ripresi e ricostruiti successivamente per le televisioni e per i giornalisti più giovani. Per non parlare del crac (un “buco” da 40 miliardi di lire) della Banca Steinhauslin, dalla clientela blasonata rappresentata dalle più importanti famiglie nobili della città. 

Quando lavorava di notte ha potuto coltivare anche la passione per gli studi medioevali, scrivendo libri, organizzando e partecipando a convegni. Più avanti è stato anche promotore di letture dantesche, le ultime in occasione delle celebrazioni dei 700 anni della Divina Commedia. Alla “Nazione” ha fatto pure esperienze alle redazioni Interni, Economia ed a quella Esteri, sempre con grande apprezzamento anche fuori Firenze, tanto da essere scelto come corrispondente da “Il Tempo” di  Roma e come vice corrispondente da “Il Giornale” fondato da Indro Montanelli.  Come esperto di agricoltura e vini, teneva rubriche sul Quotidiano Nazionale. E’ stato forse il primo giornalista toscano che si è occupato di enogastronomia, pubblicando libri e scrivendo anche su riviste specializzate di tiratura nazionale. Per la sua riconosciuta professionalità, è stato chiamato più volte a far parte della Commissione d’esame dell’Ordine Nazionale dei giornalisti.  Andato in pensione, non si è mai sottratto dal riprendere e far conoscere ai colleghi più giovani le vicende del passato di maggior impatto sui lettori, facendo così rivivere il “clima” delle redazioni del suo tempo, il ricordo dei suoi direttori e di altri maestri di giornalismo conosciuti a partire dallo storico capocronista Elvio Bertuccelli, in un continuo oscillare tra un realismo di cronaca ed un realismo favoloso. Ultimamente amareggiato per la crisi dell’editoria e dal precariato sempre più diffuso nelle nuove leve. Ma ha continuato a spronare ed incoraggiare i colleghi più delusi. Un esempio per la forza, la dignità e la Fede con cui ha affrontato la lunga malattia. Alla moglie Annamaria, alle figlie Laura e Simona ed ai due nipoti le condoglianze dell’UNGP e del Gruppo giornalisti Pensionati dell’Associazione Stampa Toscana.

Antonio Lovascio, Presidente Gruppo Toscano Giornalisti Pensionati dell’AST