31/07/2023

Ci ha lasciato Massimo Lucchesi, figura di rilievo nel giornalismo toscano e non solo


Ci ha lasciato all’improvviso, “stroncato – come si usa dire – da una breve malattia”, senza che neppure quelli di noi che gli erano più vicini si rendessero conto che dietro quel suo trasognato e quasi onirico “tanto muoio presto” ci fosse un fondo di verità così amara. Se n’è andato in silenzio, all’ospedale fiorentino di Careggi, Massimo Lucchesi, figura di rilievo nel giornalismo toscano e non solo. Era stato infatti redattore dell’Osservatore Romano, in sede, e tornato a Firenze era entrato alla redazione della Tgr Rai Toscana dove era arrivato all’incarico di vicecaporedattore. Dal 2001 al 2010 era stato anche per due mandati presidente dell’Ordine regionale dei Giornalisti della Toscana (e in seguito anche nella neonata Fondazione), e dopo il pensionamento anche membro attivo del nostro Gruppo Giornalisti Pensionati in seno all’Associazione Stampa Toscana. Oltre che presenza sempre viva nel mondo cattolico: socio dell’Ucsi – “un laico credente che aveva fatto della professione giornalistica e dell’impegno negli organismi di rappresentanza il suo modo di testimoniare una fede che traeva vigore dal Vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa”, scrive la presidente regionale Sara Bessi – e firma del settimanale delle diocesi Toscana Oggi, fino a collaborare, negli ultimi anni, con la Facoltà teologica dell’Italia centrale anche in veste di vicedirettore della rivista Città di Vita. Aveva 71 anni, era nato a Pisa ma risiedeva a Firenze. Lascia la moglie Tiziana Missigoi, anch’essa ex giornalista Rai.

Fin qui l’ufficialità. Ma mi siano permesse in aggiunta poche affettuose note personali. Perché Massimo mera prima di tutto un amico. Caro. Lo incontrai per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta, nella redazione della casa editrice Cultura dei fratelli Gianni e Giorgio Giovannoni, una delle più vive costole dell’apostolato laico e culturale di Giorgio La Pira, e di quegli inesauribili fermenti che la Chiesa fiorentina aveva saputo produrre nella seconda metà del Novecento. Un giovane colto, preparato, ma discreto e sensibile: aveva due o tre anni più di me, ci trovammo subito in sintonia, frequentavamo la nascente redazione del settimanale diocesano Toscana Oggi con molti altri giovani. Dopo pochi anni, Massimo fece il primo salto, fu chiamato a Roma nella redazione dell’Osservatore Romano: mi fece un regalo enorme, mi propose di prendere il suo posto come corrispondente fiorentino del quotidiano vaticano e di Radio Vaticana Sera, ruolo che fui costretto a lasciare al momento della mia assunzione a La Nazione da un vicedirettore evidentemente poco sensibile. Ma ci saremmo ritrovati presto, Massimo tornò a Firenze con la Rai, e fui felicissimo di sostenere la sua candidatura alla presidenza dell’Ordine. Lo incontravo la domenica sera, alla messa delle nove, alla Santissima Annunziata, dove teneva il ruolo di ministro dell’Eucaristia, e sapendo quanto mi piacesse, mi invitava a leggere le letture della messa dall’ambone. In quegli anni, ebbi da lui un altro regalo: nel 2005 fu costituita la delegazione Firenze Pitti di Accademia Italiana della Cucina, e gli fu assegnato il ruolo di Delegato; mi volle subito accanto a sé, e dal secondo mandato in poi sono sempre stato il suo vice, uniti dalla passione comune per il “buono, pulito e giusto” abbiamo organizzato cene, incontri ed eventi nello spirito della valorizzazione di quanto di buono può offrirci la nostra splendida terra.

Nei mesi recenti, forse già per qualche problema con la sua salute, si era un po’ defilato anche da questo nostro rapporto. Ma in ogni possibile occasione non mancava mai il gusto di una battuta, di una forchettata, di una buona bevuta ben commentata. Cin cin e un forte abbraccio, mio caro amico perduto.

Paolo Pellegrini

(Foto:odg.it)