05/07/2023

Giornalisti “pensionati” che rifiutano la “vecchiaia”


Della relazione con cui ha aperto il Consiglio nazionale del 28 giugno, ho apprezzato la franchezza con cui il nostro segretario Paolo Serventi Longhi ha affermato che si rende più che mai necessaria “una campagna di proselitismo” congiunta responsabilmente a un confronto “apertis verbis” con Alessandra Costante segretaria della Fnsi di cui siamo Sindacato di base. 

 Il “proselitismo”: come giornalisti pensionati siamo 9 mila, ma soltanto in 4 mila iscritti alla nostra Unione. E per la Federazione della Stampa? Basterebbe vedere quanti sono i giornalisti in attività di servizio, e contrattualmente inquadrati, che snobbano l’iscrizione al Sindacato rifiutando di sottoscrivere lo O,30 (ancora peggio quando vengono “posti in quiescenza”). Inoltre, quanti sono i professionisti iscritti all’Ordine e quanti alla Fnsi: è solo perché l’scrizione all’Ordine è obbligatoria per legge, mentre al Sindacato è un atto volontario? Sui due portali della Banca d’Italia è ben visibile la frase (attribuita a Cicerone) secondo cui “numerus fundamentum rei pubblicae”. Se i numeri sono il fondamento della Repubblica, dobbiamo darci un bel po' da fare se non vogliano che, progressivamente, Fnsi e nostra Unione diventino, come direbbe Eugenio Scalfari, ”ossi di seppia”.

L’incontro con Alessandra Costante: a ciascuno il suo. Alla Fnsi il rispetto e la gestione del Contratto di lavoro, i prepensionamenti “coatti”, gli esodi cosiddetti “incentivati” e solo in pochi casi compensati da nuove assunzioni, le trasformazioni del lavoro con le nuove tecnologie, il rilancio dei Comitati di Redazione. A noi Ungp  -la parte più “storicizzata” della professione senza più problemi di ex fissa o di pensione una volta usciti dall’Inpgi e presi in carico dall’Inps- il compito di occupare spazi e temi che possono ridestare, in tanti pensionati, l’orgoglio dell’appartenenza a una professione che ha qualificato gran parte della nostra vita. Prospettare, in sostanza, un nuovo ruolo dei “pensionati” nel campo della preparazione e formazione dei praticanti: un ruolo insieme culturale e professionale, di grande rilievo sociale.

 Se “pensionato” significa non avere più niente a che fare con le vicende e le tensioni del nostro tempo, ”esilio” e auto emarginazione, credo che debba scattare d’istinto la ribellione, pronti ad assumere la nostra quota di responsabilità per l’affermazione dei valori costituzionali che caratterizzano giornalismo e mass media. Durante il nostro congresso del gennaio scorso, è stata approvata una mozione con la quale i firmatari affermavano, sostanzialmente, che non si vuole vivere “dalla finestra” il mondo del giornalismo che non sta fermo; che si è in quiescenza ma non “quiescenti”; che si vuole camminare insieme col mondo dell’informazione che cammina. 

 Settori in cui si può, credibilmente, svolgere un ruolo efficace per recuperare consenso e adesioni sia per la Fnsi che per la nostra Unione: conoscenza e difesa della Costituzione a partire dall’articolo 21;difesa della lingua italiana da ogni sorta di “cannibalismo”; Storia contemporanea; Educazione civica; nuovi media e regole deontologiche; uso e gestione dell’intelligenza artificiale; ridimensionamento della laurea in Scienze della comunicazione; confronti sistematici con i maggiori protagonisti e centri della vita culturale, economica e sociale.

Al Congresso di gennaio sentimmo pronunciare ripetutamente la parola “rifondazione”. Caro Paolo, ho fiducia che ora si può dare, a questa parola, anima e concretezza operativa.

Napoli 5 luglio 2923

Ermanno Corsi
presidente Ungp della Campania