09/01/2023

Giornalisti pensionati a congresso contro le fregature


E’ proprio vero che l’Epifania tutte le feste si porta via. Purtroppo, con l’aria che tira in Fnsi, languono anche le ultime illusioni di restare uniti tutti assieme nella famiglia dei giornalisti anche da pensionati. Salvati per il rotto della cuffia dal pronto soccorso dello Stato in difesa dei sudati compensi previdenziali, ma persi e dispersi nell’Inps delle cieche burocrazie pubbliche e dei Patronati, confusi nelle masse anonime di milioni di lavoratori andati in quiescenza, esposti, assieme alle nuove leve del giornalismo, a brucianti sconfitte professionali e alle perdite di tante conquiste sindacali frutto dell’azione e dei sacrifici di intere generazioni di colleghi.

Secondo la cabala in un anno come questo nel cui numero ci sia il 23 dovrebbe essere per forza fortunato. Viceversa, da noi incombe la sfiga sul prossimo ottavo Congresso dell’Unione giornalisti pensionati al via, guarda caso, proprio il prossimo 23 gennaio. Un’Unione rinata con fiducia e ottimismo ai tempi dell’indimenticabile rifondatore Orlando Scarlata. Quest’anno, il 2023, segnerà la fine degli ultimi labili legami con l’Istituto nazionale previdenza dei giornalisti, lo storico Inpgi considerato, forse troppo eufemisticamente, simbolo dell’autonomia del giornalismo. Oggi è ridotto a uno zombie, nonostante il lumicino di speranze coltivate per una resurrezione a riscatto del mondo dei precari, uno zombie con le mani legate strette strette a un altro zombie. Che il prossimo 20 gennaio a Venezia celebrerà la carnevalata dei 60 anni di vita di un Ordine professionale decrepito e anacronistico nei tempi del digitale.

La Befana del nostro morente sistema sindacale, sociale e previdenziale ci ha lasciato assieme allo strameritato carbone un’eredità di fregature, beffe e pernacchie con la complicità degli affossatori della categoria, gli editori, e con l’omertà dei governi insofferenti alla mediazione giornalistica. Se il Natale ci aveva regalato le nuove pensioni senza pensione, e cioè i prepensionamenti sempre a valanga, ma addirittura senza sborsare le paghe dovute. Adesso si colpisce un altro baluardo del nostro sistema mutualistico e sociosanitario, un tempo considerato ineguagliabile e inattaccabile, la Casagit, con il rincaro per i pensionati delle tasse sul contributo del 3,20% degli emolumenti, una volta deducibile in base a cancellati dall’Inps accordi sindacali, e ora solo detraibili con effetti destabilizzanti da parte del fisco sulla dichiarazione dei redditi. 

E poi la ripescata ciliegina sulla indigesta torta degli illegali prelievi forzosi. L’ultimo, pari all’1% su pensioni e finanche sulle buste paga, era stato ideato e imposto dalla stessa Fnsi come pronto soccorso “Salva Inpgi”, un Inpgi già allora spacciato. In base a una cervellotica sentenza dell’Avvocatura dello Stato apparsa miracolosamente dal nulla, dal 1 gennaio scorso si pretendono gli arretrati già programmati per i primi 6 mesi del 2022 in tempi non sospetti. Senza mettere in guardia i destinatari del salasso l’Inps sta recuperando, forse per assegnarsi una paradossale remunerata bella figura, una imposta fantasma in tre rate raddoppiate invece di una alla volta per ognuno dei sei mesi. L’Associazione Stampa Romana si è fatta avanti responsabilmente decidendo di ricorrere in Tribunale a tutela dei giornalisti inconsapevoli contro questa iniqua e illegittima misura presa sul letto di morte dell’Inpgi. A cominciare dalla Stampa calabrese sono in animo ricorsi delle altre associazioni regionali. Nell’imminenza del proprio Congresso a Roma sicuramente anche l’Unione giornalisti pensionati si rivolgerà alla magistratura.

Romano Bartoloni, presidente uscente Grugp