04/03/2012
Dopo le elezioni appena finite, l’Inpgi è arrivato al giro di boa
Le responsabilità che gravano sui nuovi amministratori
Al giro di boa delle elezioni per il rinnovo degli organi di amministrazione dell'Inpgi s'impone una riflessione per così dire a bocce ferme, ma che sia impegnativa per tutti coloro che saranno chiamati, nel prossimo quadriennio, a garantire l'autonomia e lo sviluppo del nostro Istituto di previdenza. La fase che si è aperta con il governo cosiddetto dei tecnici non è facile per noi: non solo per via della generale crisi economica che attraversa il Paese e che riguarda tutte le categorie dei lavoratori. Anche perché la particolare qualificazione dell'esecutivo ha sgomberato il tavolo della trattativa da quel poco o tanto di linguaggio comune che giornalisti e politici avevano condiviso, per la verità sempre di meno, nel corso degli anni. Lo si è visto fin dalle prime battute, con il brusco confronto con il neo ministro del Lavoro Elsa Fornero nella sede della Fnsi alla vigilia di Natale
Da allora, è vero, qualcosa è cambiato, e in meglio. Forse il ministro ha guardato meglio i nostri bilanci, forse ha ascoltato l'opinione degli attuari, forse si è consultata con altri membri del governo; fatto sta che oggi quel termine imperativo - sostenibilità a 50 anni del bilanciamento fra entrate contributive e prestazioni - appare meno draconiano di quando fu formulato per la prima volta. Il nuovo Consiglio di amministrazione avrà qualche mese in più di tempo per fare i propri conti mentre il governo sembra intenzionato a tener conto della complessiva e positiva realtà, anche patrimoniale, dell'Istituto. Certo è che da subito si aprirà un confronto serrato, nel quale dovremo dimostrare la solidità delle nostre argomentazioni.
L’andamento della trattativa con i sindacati confederali e la Confindustria sulla riforma del costo del lavoro sta dimostrando che le iniziali rigidità possono essere scalfite nel corso del negoziato, e non c’è motivo per pensare che ciò non possa accadere anche per noi. Naturalmente dovremmo andare al tavolo e scoprire le carte.
C'è anche una novità degli ultimi giorni, che il presidente Camporese ha messo in campo e che potrebbe interessare il governo, magari non tanto il ministro del lavoro quanto quello delle infrastrutture Corrado Passera; ed è la disponibilità delle Casse previdenziali private, quindi anche dell'inpgi, a mettere a disposizione una parte del proprio patrimonio per finanziare la realizzazione di grandi opere infrastrutturali, naturalmente a fronte di garanzie sul rendimento dei capitali impiegati, perché certo le Casse non intendono né fare speculazione né sperperare i soldi degli iscritti, ma certamente possono e vogliono contribuire alla ripresa economica del Paese, ben sapendo che questa potrà essere favorita anche dal rilancio di un coraggioso piano di infrastrutture.
Già mesi fa il presidente dell'Inpgi aveva detto che se le Casse private avessero ipotizzato di lanciare sul mercato i "bot della previdenza", le relative aste avrebbero avuto un grande successo, commisurato alla solidità dei rispettivi bilanci. Ora siamo un passo avanti: il sasso lanciato nello stagno governativo provocherà ondate che potranno investire più di un ministero. E per il nostro istituto sarà un bene, anche se le responsabilità aumenteranno.
Guido Bossa