05/12/2022

L’Ungp verso il congresso: Virgilio Squillace, abbiamo fatto molto, ma molto resta ancora da fare


Perché una riflessione su di noi sia utile, è necessario alzare un po' lo sguardo dalle nostre cose. Bisogna partire da una nuova consapevolezza della condizione degli anziani nella crisi di questi anni. 

L'Italia è il Paese con più anziani in Europa; è il secondo al mondo, preceduto solo dal Giappone. In Italia gli anziani over 65 sono 13 milioni, pari al 23% della popolazione. 

L'aspettativa di vita è di 80 anni per gli uomini e 85 per le donne. 

In Italia 3 milioni di anziani non sono autosufficienti. Di questi, 1,2 milioni dichiara di non ricevere aiuti sanitari adeguati. Un milione di anziani dichiara di vivere da solo; 100 mila anziani italiani vivono in condizioni di povertà. La pensione media è inferiore ai 700 euro mensili.

Gli anziani ricoverati nelle Rsa sono 317 mila: la percentuale maggiore è al nord (Trentino 7,6%; Piemonte 4,3%; Lombardia 4%). Al Sud: Molise 0,6%; Basilicata 0,3%; Campania 0,2%). Ma al Sud vive il 60% degli anziani “fragili”. 

Dal 2014 ad oggi è aumentata del 37% la richiesta di assistenza domiciliare. L'indice di dipendenza degli anziani è aumentato: dal 51% degli anni '60 al 55% del 2015. Ed è previsto un aumento al 70% nel 2035.

I dati qui citati (da un articolo di Benedetta Mura su Corriere.it del 14 ottobre 2022) fotografano una realtà che tutti conosciamo. Con l'aumentata aspettativa di vita cresce anche il bisogno di cure sanitarie  e, in senso più lato, di assistenza.

E' dal 1995, con la riforma Dini sulle pensioni, che si è capito come non si sarebbe andati da lì in poi verso un miglioramento delle condizioni di vita dei pensionati.  Non ci sarà mai una protesta, una iniziativa, bastevole 

a denunciare lo sconcio di pensioni  tassate come lavoro produttivo e indicizzate con la lesina su mondi preistorici immaginari. E' cronaca di questi giorni. La condizione attuale degli anziani prefigura immense necessità di assistenza. 

Non è un sindacalista ma un prete, monsignor Vincenzo Paglia, che avverte: “Se non pensiamo per tempo ad affrontare – anche con una assicurazione obbligatoria – l'esplosione della non-autosufficienza (sono 2.700.000 tra i 7.000.000 di ultrasettantacinquenni) ci troveremo presto a fare i conti con un universo di sofferenze croniche che ricadrà anche sulle nuove generazioni” (in: “L'età da inventare”, Piemme, 2022). 

Tutto questo non riguarda forse i giornalisti pensionati, dunque l'Ungp?

Io credo di sì. Ci riguarda.  La durezza dei numeri documenta il prezzo altissimo pagato dagli anziani alla pandemia: i nostri tassi di mortalità sono i più alti dell'Unione europea: 46 decessi ogni cento casi accertati, contro i 34 della Germania. E' chiaro che dovrà essere questo il fronte dell'impegno e della battaglia più avanzata: la tutela della salute e della qualità della vita degli anziani nel nostro Paese.

Certo, la difesa delle nostre pensioni richiederà, da adesso in poi, un impegno moooolto più forte di quello messo in campo dai giornalisti per proteggere il proprio storico istituto di previdenza (“La più grande sconfitta subita dalla categoria. Battaglia persa, anzi non combattuta”: così Vittorio Roidi in Professione reporter del 23 luglio 2022). Ma non si tratterà solo di pensioni, negli anni a venire, per i giornalisti che avranno la possibilità di percepirla visto il precariato quasi totale imperante nella professione. Si tratterà soprattutto di continuare ad avere una copertura adeguata delle proprie necessità sanitarie, ma anche cure ed assistenza assicurata in caso di non autosufficienza. Anche i giornalisti sono anziani fragili, le malattie croniche e invalidanti sono in forte crescita. Più vecchi, più fragili. 

E' dunque quella per un nuovo welfare dei giornalisti pensionati la battaglia che dovrà vedere impegnata l'Ungp di domani. Per viatico prendiamo a prestito ancora le parole di monsignor Paglia: “Gli anziani vedono da vicino ciò che gli altri vedranno a loro tempo. Sono come gli esploratori. Sono saggi testimoni. La nostra avanguardia”.

L'ottavo congresso dell'Ungp - a Roma dal 23 al 25 gennaio prossimi - si svolgerà in un momento molto delicato per la categoria dei giornalisti. Sarà un'occasione di rilancio dell'Unione solo se riusciremo a delineare un nuovo orizzonte di impegno. Altrimenti si vivacchierà, tra un documento, un corso di formazione, una riunione. Non possiamo correre il rischio di diventare un circolo culturale. Abbiamo fatto miracoli, in questi quattro anni,  segnati dalla pandemia e dalle restrizioni alla mobilità: finché è stato possibile abbiamo organizzato corsi di formazione molto partecipati per gli argomenti attualissimi trattati; nonostante tutto abbiamo continuato a riunire gli organismi come e più di prima ricorrendo alle videoconferenze; siamo riusciti a portare a termine un sondaggio sul futuro della professione che ha coinvolto 900 giornalisti pensionati, con analisi e  dati raccolti in un libro pubblicato a cura della Fondazione Murialdi con la casa editrice All Around. 

Ma adesso tutti avvertiamo il bisogno di un forte rilancio dell'attività dell'Ungp sul piano sindacale e delle iniziative di solidarietà. 

Qualche proposta: poiché ancora è di là da venire un sistema di patronati presso le associazioni regionali, intanto l'Ungp potrebbe organizzare un punto di riferimento informatico centralizzato in grado di dare risposte immediate, se non risolutive, ai quesiti dei giornalisti pensionati oggi nel pieno della transizione Inpgi-Inps. Non solo: si potrà avviare una serie di incontri istituzionali finalizzati ad individuare modalità di adeguamento del welfare dei giornalisti pensionati; forti dell'interlocuzione con Casagit, saranno definiti i punti critici sui quali intervenire. 

E poi: nella fase attuale di cambiamento nel modo di produzione dell'informazione i giornalisti pensionati possono dare un contributo decisivo. Sono il Senato della professione, per esperienza, consapevolezza, maturità di giudizio. Da subito, com'è stato già proposto, l'Ungp è in grado di garantire l'impegno dei giornalisti pensionati come “tutor” dei praticanti secondo la nuova applicazione dell'art. 34 decisa dall'Ordine dei giornalisti. Chi meglio di un professionista con una quarantina d'anni di redazione può accompagnare un giovane praticante verso l'esame di abilitazione all'esercizio della professione? 

Non solo. Viste le nuove e le nuovissime modalità di raccolta, selezione e divulgazione delle notizie, dove l'algoritmo svolge una funzione strategica e l'ingegnere informatico orienta i flussi e organizza il lavoro, appare evidente la necessità di incrementare la presenza di giornalisti pensionati di comprovata esperienza nelle commissioni di esame dell'Ordine nazionale. I giornalisti pensionati dovranno avere un ruolo istituzionalmente riconosciuto nella formazione e nella qualificazione dei giovani giornalisti. L'algoritmo incombe? Ebbene, niente come il mestiere può tenerlo a bada. 

E' sterminato il tema delle iniziative di solidarietà. L'Ungp può premiare i giovani più promettenti delle scuole di giornalismo. Può donare copie di quotidiani agli anziani delle Rsa: ecco, questo giornale è un dono dei giornalisti pensionati! Può dotare tutte le redazioni di un defibrillatore automatico e organizzare corsi della durata di 5 ore per addestrare alla rianimazione cardiopolmonare i colleghi disponibili.  Quale ente o azienda non sarebbe disposto a collaborare alle spese di organizzazione di tali benemerite attività? E infine, perché no? Perché non pensare, insieme con le altre organizzazioni della categoria, all'istituzione di una Casa di riposo per anziani giornalisti soli? Quante centinaia di stabili confiscati alla mafia esistono in Italia, che aspettano da anni d'essere riutilizzati per fini sociali? Quante linee di finanziamento, dall'Europa in giù, ministero dopo ministero, regione dopo regione, ci sono per sostenere iniziative di questa valenza? Insomma, non solo medicine. 

C'è una prateria di lavoro sindacale e di solidarietà davanti ai giornalisti pensionati ed al loro sindacato. 

Ma, “primum vivere, deinde philosophari”. Perché l'Ungp continui ad avere presenza e voce, è necessario che una parte della quota di servizio pagata dai giornalisti pensionati al proprio sindacato vada anche alla loro organizzazione di base che è l'Ungp. La situazione, come più volte discusso nei nostri organismi e documentato, oggi è questa: su 20 associazioni regionali di stampa solo 5 contribuiscono al bilancio dell'Ungp. Esecutivo e consiglio nazionale hanno fatto in questi anni tutto quello che potevano fare per richiamare l'attenzione sul problema: lettere, documenti, incontri. Nulla di fatto, il risultato. 

Dal 1° Luglio l'Inps versa alla Fnsi le quote sindacali incassate. Alla luce del buonsenso è dunque questo il momento di decidere sulla proposta dell'Ungp, che ha necessità di poter contare su risorse certe ed adeguate di sostegno al proprio bilancio. L'Unione chiede di poter ricevere una quota pari allo 0,05% del contributo di servizio dello 0,30% versato dai giornalisti pensionati alla Fnsi, che trattiene lo 0,10% e versa alle associazioni regionali lo 0,20%.

La quota dello 0,05% destinata all'Ungp sarebbe la scelta più semplice e razionale. Sono 2.271 i giornalisti pensionati che devolvono al loro sindacato lo 0,30% della pensione: una somma annuale intorno ai 500.000 euro. Perché mai il sindacato dei giornalisti pensionati dovrà continuare ad affidare il proprio bilancio alla disponibilità di quattro o cinque delle associazioni regionali, che comprensibilmente hanno pure i loro impegni finanziari e le proprie necessità? Per essere risolta una buona volta nell'ambito della rimodulazione in atto del rapporto fra Fnsi e associazioni regionali di stampa, la questione delle risorse per l'Ungp dovrà essere portata all'attenzione del XXIX congresso della Fnsi a Riccione dal 14 al 16 febbraio 2023. 

A Roma dal 25 al 27 gennaio prossimi si svolgerà l'VIII Congresso nazionale dell'Ungp, che eleggerà i nuovi organismi. Al nuovo presidente eletto bisognerà dare mandato di intervenire al Congresso Fnsi di Riccione per porre con estrema chiarezza la necessità di risolvere il problema delle risorse dell'Ungp accogliendo la proposta formulata dall'Unione. 

Virgilio Squillace, Tesoriere Ungp