26/10/2022

L’Ungp verso il congresso: le riflessioni di Paolo Baggiani


La crisi economica che ha investito il nostro Paese ha colpito la maggior parte degli italiani, lavoratori, pensionati, precari, disoccupati. L’inflazione galoppante, l’aumento del costo della vita, e in particolare l’indiscriminato aumento dei costi energetici dovuto sia alla guerra in Ucraina che a fenomeni speculativi, sono tutti fattori che pesano sulle spalle delle nostre famiglie.

Ci interessa in particolare, la situazione dei pensionati, quali noi siamo. Ai fattori sopradescritti dobbiamo aggiungere la mancata perequazione che nel giro di una decina d’anni ha portato ad una riduzione effettiva delle nostre pensioni di circa un quinto del loro valore. Ritengo infatti che la maggior parte di giornalisti pensionati riceva un trattamento superiore ai minimi previsti per usufruire della perequazione. A tutto ciò si è aggiunto il passaggio dell’INPGI all’INPS.

Per diversi mesi si è paventato un terremoto. Ci dicevano che il passaggio sarebbe stato traumatico, che era da evitare a tutti i costi, che avrebbe inficiato l’indipendenza della professione, mentre in silenzio si perfezionavano gli accordi, presentati infine come una vittoria, Anche se alcuni problemi, vedi la vicenda dell’ex Fissa sono ancora sul campo.

Se la situazione generale è da ritenersi grave e preoccupante, uno sguardo oggettivo al futuro non lascia certo la speranza di un miglioramento.

Noi non abbiamo una controparte, e questo è stato detto innumerevoli volte. Non possiamo aprire alcuna vertenza, non possiamo scioperare o manifestare, ed il nostro malcontento rimane confinato all’interno delle nostre riunioni. 

A questo punto dovremmo tirare in ballo il nostro sindacato, la FNSI. Le sollecitazioni rivolte a risolvere problemi vitali per la sopravvivenza dell’UNGP (vedasi la questione del finanziamento) sono rimaste senza esito, e spesso ci siamo sentiti dire che la FNSI deve pensare ai colleghi in attività, mentre i pensionati in pratica devono solo versare le quote e basta.

In tutta la situazione generale di crisi, a dire il vero, anche le tradizionali confederazioni sindacali sono state molto assenti. Penso a quello che sarebbe successo dieci o vent’anni fa davanti ad una crisi economica come l’attuale. Avremmo avuto le piazze gremite di lavoratori, manifestazioni, scioperi generali etc. Non si è visto niente di tutto questo, come se con il Governo Draghi non si dovesse protestare contro il manovratore. Solo negli ultimi giorni i sindacati si sono ricordati del problema delle bollette, ma finora senza risultato, aspettando che il nuovo Governo Meloni entrasse in funzione. 

Mi chiedo cosa possiamo fare noi. Credo ben poco. Ci avviamo verso un nuovo Congresso dal quale uscirà un nuovo presidente.

A mio parere è necessario che al di là delle solite proposte, si cerchino idee nuove e forti da portare avanti con tutte le nostre forze, anche in collegamento con le confederazioni sindacali, perché i problemi riguardano tutti i pensionati, non solo noi.

Nel nuovo Governo c’è chi ha lanciato l’idea della Flat Tax, e della riduzione del cuneo fiscale. Noi sappiamo che l’Italia, rispetto agli altri Paesi dell’UE, è il paese che ha il maggior peso fiscale sulle pensioni, trattate come reddito da lavoro e non come un risparmio anticipato attraverso versamenti dei contributi per poter godere di una vita tranquilla terminato il periodo lavorativo.

Se la  Flat Tax venisse attuata dovrebbe riguardare tutti, anche i pensionati, e non solo chi è in attività.

Questo è un obbiettivo sul quale lavorare a livello politico.

Un ulteriore obbiettivo potrebbe essere quello di richiedere e pretendere una diminuzione della tassazione con l’avanzare dell’età.

Si suppone che chi è appena andato in pensione abbia meno esigenze, particolarmente dal punto di vista sanitario, di chi è pensionato da diversi anni.

Con la disastrosa situazione sanitaria che esiste nel Paese, spesso i pensionati più anziani devono ricorrere ai privati, pagando di tasca propria le prestazioni, perché le liste d’attesa della sanità pubblica sono lunghissime. Più avanza l’età, più aumentano le patologie e quindi il ricorso a cure talvolta molto dispendiose. 

La riduzione progressiva della tassazione diventerebbe quindi una forma di solidarietà effettiva verso la popolazione anziana, destinata ad aumentare nel tempo.

Paolo Baggiani
Comitato esecutivo Ungp