11/11/2020
Ci scrive un “anziano improduttivo”. Paolo Baggiani apre un dibattito che merita un seguito
Chi scrive è un anziano improduttivo, secondo una dizione in voga in questi tempi, frutto di idee scaturite da cervelli che probabilmente avrebbero potuto essere usati in miglior modo.
Chi sono questi anziani? Sono quelli che hanno dato il proprio contributo, e talvolta la vita, per creare il mondo in cui viviamo oggi. Sono quelli che hanno lavorato duramente per consentire ai figli e talvolta ai nipoti, di studiare, sono quelli che hanno passato notti insonni per cullare i neonati, sono quelli che hanno rinunciato a realizzare i propri sogni per mettere su famiglia, che hanno cercato di trasmette valori fondamentali, spesso e volentieri dimenticati da una parte delle nuove generazioni (pensiamo ai casi di violenza, di diffusione delle droghe), sono quelli che con la propria pensione hanno dato una mano ai figli o ai nipoti disoccupati, sono quelli insomma che hanno cercato di dare ai propri figli il mondo migliore possibile.
Anziani sono anche quelli che ci hanno lasciato, ricoverati negli ospedali in profonda e terribile solitudine, senza il conforto dei figli, dei parenti, degli amici, di un ultimo viso conosciuto o di una mano accarezzevole che li accompagnasse nel loro ultimo viaggio.
Intanto il COVID 19 procede nella sua opera di distruzione che tocca principalmente proprio gli anziani, affetti da quelle patologie specifiche dell’età avanzata che ne hanno abbassato le difese immunitarie.
Davanti a questa pandemia, le difese messe in atto da chi governa si sono rivelate per lo più inefficaci.
Sarebbe stato necessario chiudere tutto da subito, ma in tutta Europa e nei Paesi cosiddetti democratici, la paura di perdere voti e consensi ha portato a decisioni deboli, controverse, talvolta stupide (non si può dare il buono vacanze quando lo spostamento di tante persone ha poi contribuito alla diffusione del virus), ed oggi si continua con la filosofia dei pannicelli caldi. A ciò si è aggiunta la preoccupazione di evitare ad ogni costo le tensioni sociali e i movimenti di piazza, inizialmente con i tentativi di minimizzare il pericolo, dando voce ai virologi della domenica, onnipresenti nei talk show, pronti a dire tutto e il contrario di tutto, con lo scopo di confondere e cloroformizzare l’audience. E mentre la gente moriva e continua a morire, “the show must go on”.
Basta vedere i programmi televisivi, tutti improntati all’allegria, alla festosità, al sorriso, in un mondo virtuale totalmente avulso dalla realtà, nel quale ci si preoccupa del prossimo festival di Sanremo o del campionato di calcio, e di tutte quelle manifestazioni dietro la quali ci sono giganteschi interessi economici. Ritorna alla memoria il naufragio del Titanic, che affondava mentre l’orchestra continuava a suonare.
Certo, nessuno vuole una TV in gramaglie con le prefiche che inneggiano alle virtù dei trapassati, ma un po' di sano realismo non guasterebbe.
Intanto, la gente protesta. Scendono in piazza i commercianti, i ristoratori, i maestri di ballo, gli ammaestratori di animali, gli esercenti di tutte le categorie, i tassisti, i titolari di aziende costrette alla chiusura, i trasportatori, eccetera. Ad oggi mancano le prostitute, categoria certamente danneggiata dai coprifuoco…
Non vogliamo fare del catastrofismo, ma ci viene da piangere pensando a quando, ad esempio, i ristoratori e i negozianti potranno riaprire ma non ci sarà più clientela perché è stata portata via dal COVID!
I dati complessivi ci dicono che ad oggi nel mondo i contagiati confermati ufficialmente ammontano ad oltre 50 milioni, ma si suppone che siano almeno il doppio, così come i morti che ufficialmente sono circa 1 milione e 300 mila. Pensiamo a cosa succede veramente nei paesi del Terzo mondo, del Medio Oriente, di parte del sud America, con la sovrappopolazione, le scarse o inesistenti condizioni igieniche, la mancanza di risorse alimentari, nessuna profilassi, paesi dai quali è difficile se non impossibile avere la contezza delle situazioni reali. E già si parla di mutazioni del virus.
A distanza di un anno dallo scoppio della pandemia, l’unico paese che pare abbia superato quasi indenne la bufera è la Cina, paese di origine del virus. Dove necessario, è stata proclamata la chiusura totale di intere regioni, senza tener conto delle proteste, perché non esisteva la paura di perdere voti o di diventare impopolari, e dove le manifestazioni vengono represse senza recriminazioni. Non mi pare, infatti, che in Cina si voti democraticamente. A proposito, cosa è successo ad Hong Kong? Nessuno ne parla più.
Ad oggi, la Cina è l’unico paese, a livello mondiale, il cui Pil supera il 5%, e va a gonfie vele. Sta mettendo in atto una strategia diplomatica aggressiva, si espande in tutto il mondo, si allarga nel Pacifico, possiede gran parte del debito pubblico di numerosi Paesi, al punto tale da preoccupare la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha avvertito che le difficoltà economiche causate dalla crisi del coronavirus potrebbero esporre le imprese europee “strategiche” alle acquisizioni straniere.
I media continuano a darci quotidianamente dati, cifre, commenti, opinioni, sulle situazioni contingenti. Noi vorremmo che ci si soffermasse su cosa potrebbe succedere dopo, quando arriverà il vaccino (e speriamo che sia efficace) e il mondo ripiomberà nella cosiddetta normalità.
Nel frattempo, noi anziani improduttivi, continueremo a usare le mascherine, a lavarci e igienizzarci le mani, ad uscire il meno possibile, e non apriremo quella porta alla quale ogni mattina il COVID bussa.
La crisi economica mondiale lascerà molti relitti sul terreno. Migliaia di negozi, di aziende, di attività resteranno chiusi, i valori immobiliari avranno gravi ripercussioni, la speculazione avrà campo libero, la disoccupazione andrà alle stelle, e così via. Nessuno possiede la sfera di cristallo, ma il buon senso, seppur temperato dall’ottimismo, può dare una mano a configurare il mondo di domani, che non sarà più quello di prima.
E se il virus fosse stato rilasciato da qualche laboratorio cinese da un dottor Stranamore con gli occhi a mandorla, con l’intenzione di metter in ginocchio l’economia mondiale e approfittare poi delle conseguenze? Potrebbe essere fantascienza. O fantapolitica. Potrebbe….
Paolo Baggiani
Comitato esecutivo Ungp