31/01/2020

Il microfono aperto dell’Unione Pensionati ai candidati per l’Inpgi


Diciotto interventi alla tribuna dell’Unione pensionati, i primi appelli al voto che pubblichiamo in questa pagina a beneficio degli elettori che fra due settimane saranno chiamati a scegliere i loro rappresentanti negli organi dirigenti dell’Inpgi; altri interventi che arriveranno nei prossimi giorni e saranno tutti egualmente pubblicati. Molto positivo il bilancio della sessione straordinaria del nostro Consiglio nazionale aperto a tutte le colleghe e i colleghi pensionati che hanno posto la propria candidatura per la futura governance dell’Istituto. Una mattinata intensa di lavoro, di confronto civile, aperto e dialettico fra candidature, programmi, appelli al voto. Unanime il giudizio positivo sull’iniziativa dell’Unione, che abbiamo proposto come primo di futuri appuntamenti con gli eletti, che saranno chiamati a dirigere l’Istituto nei prossimi cruciali anni.

In apertura dei lavori, il presidente nazionale Guido Bossa ha letto un passaggio del documento approvato all’unanimità nella sessione del Cn del 13 dicembre 2019, che sollecitava l’impegno di tutta la categoria per il risanamento, l’autonomia e la sostenibilità dei conti dell’Inpgi: “I giornalisti pensionati ritengono che la conferma dell’autonomia dell’ente previdenziale consenta non solo di mantenere le condizioni di maggior tutela oggi garantite nonostante il perdurare della crisi, ma anche di consolidare un pilastro indispensabile per assicurare l’indipendenza della professione giornalistica”.

Di seguito pubblichiamo gli interventi scritti dei candidati.

ORAZIO RAFFA, candidato Comitato Amministratore Gestione separata ( INPGI 2)

Sono componente del Comitato amministratore uscente dell’ INPGI 2 la Gestione Separata del nostro istituto di previdenza che negli ultimi anni è notevolmente cresciuta. Nel mandato che sta per concludersi la vera sfida è stata quella di potenziare le tutele sociali (pensioni e welfare) per gli oltre 40 mila colleghi iscritti attraverso un sistema crescente ed articolato. Molto è stato fatto a partire dalla copertura sanitaria, interamente finanziata dall’INPGI 2, che per tre anni consentirà ai colleghi con redditi bassi di poter usufruire delle prestazioni della Casagit. Sono obbligatoriamente assicurati contro gli infortuni in ambito professionale i giornalisti titolari di un rapporto di CO.CO.CO. con un compenso annuo non superiore a 30 mila euro e gli stessi colleghi, con i requisiti richiesti, possono contare anche sul trattamento di disoccupazione. E’ stata mantenuta l’indennità UNA TANTUM fortissimamente difesa dalla maggioranza del Comitato Amministratore composta dai rappresentanti di Stampa Libera e Indipendente della quale faccio parte con Ezio Ercole e Vittorio Falco. In momenti di una frizzante campagna elettorale come quella che stiamo vivendo è anche fisiologico che ognuno porti acqua al proprio mulino. Ma la verità è una sola ed è a prova di fake news. I fatti sono fatti. 

Ho scelto di ricandidarmi per la convinzione che ancora c’è tanto da fare nonostante la Gestione Separata cresca a gonfie vele e che già disponga di un patrimonio di oltre 700 milioni di euro. Sono del parere che sia arrivato il momento che l’INPGI 2, che comunque non rischia il commissariamento, abbia una governance autonoma e differenziata dalla Gestione Principale. Nulla giustifica per esempio che il bilancio della Gestione Separata venga approvato dal Consiglio di Amministrazione dell’INPGI 1 composto magari da colleghi che non risultano neanche iscritti all’INPGI 2. Un consiglio di amministrazione autonomo e con pieni poteri rappresenta un atto di democrazia. In quest’ottica il nuovo Comitato Amministratore dovrà spingere per una sostanziale modifica dello statuto ormai indispensabile per le future evoluzioni della categoria. Un’ultima considerazione la rivolgo direttamente ai colleghi pensionati. Sono l’unico componente del Comitato Esecutivo dell’UNGP candidato alle prossime elezioni. Anche per questo conto sul vostro sostegno. 

Orazio Raffa
Vice Presidente vicario UNGP 


SILVIA MAURO, candidata Lista nazionale titolari di pensione

Sono Silvia Mauro, candidata tra i pensionati al consiglio generale per la lista Sos Inpgi – Garanzia pubblica per le pensioni. 

Laureata, e dopo molti anni di precariato tra Rai e scuola, professionista e conduttrice della prima ora a Tmc ( prima emittente privata a trasmettere su tutto il territorio nazionale) che negli anni – e attraverso molti cambi  di proprietà e Direttori - è diventata la7. 

Ho curato e inaugurato molte trasmissioni di approfondimento, sono stata inviata, membro del cdr, vicecaporedattore, e dal 2016 sono in pensione.

Mi definiscono una combattente, e mi riconosco in questa definizione: quando ho iniziato a lavorare per Tmc mio figlio aveva appena tre mesi, e non esisteva CdR, nessuna tutela sindacale.  

Non è stato facile conciliare, come per tante altre colleghe, il mio ruolo di madre – single, peraltro- con la professione. 

Continuo a lottare su molti fronti, prima di tutto sulla Difesa del Diritto all’Ex Fissa. Sono infatti co-fondatrice dell’omonimo Comitato. Un’esperienza che mi ha portato ad approfondire le origini di quella che oggi si rivela una grave sperequazione all’interno della categoria. Una profonda ingiustizia, un diritto negato. 

Provo a riassumere per sommi capi la storia di un fallimento annunciato (tutti i dettagli chiaramente riportati sul sito FNSI) e perché per più di 30 anni si sia preferito non vedere, non agire. 

Appena un anno dopo l’istituzione del Fondo Ex Fissa (1.12.1985: "Prestazione previdenziale integrativa", come da contratto) e fino al 2010 il Fondo necessita di numerosi correttivi: tutti insufficienti, tanto che nel 2014 se ne rende necessaria la liquidazione. 

Ad oggi sono 2.200 i giornalisti pensionati che rivendicano un credito complessivo di 125 milioni: una voragine destinata ad aumentare, complice – certo- la crisi che ha colpito la nostra professione- ma non solo. Il default infatti si annunciava fin dalle primissime battute. E come mai? Perché il Fondo nasceva già strutturalmente deficitario : benché l'aliquota di contribuzione fosse infatti largamente insufficiente a garantire le prestazioni, un meccanismo di calcolo assolutamente miope ha continuato ad assicurarle, prosciugandolo. Basterà dare uno sguardo a questi pochi esempi relativi agli importi erogati dal 2005 al 2015. 

Prima colonna: è riportato l'importo liquidato al beneficiario in un'unica soluzione. Seconda colonna: sono riportati i contributi al fondo calcolati sulla base dell'1,50 per cento delle retribuzioni percepite nel corso della carriera. Terza colonna: l'incremento percentuale della somma percepita rispetto a quella effettivamente versata. 

importo lordo liquidato 

€ 903.236,00 

€ 874.878,00 

€ 786.588,00 

contr. 1,50% 

185.000 

176.000 

140.000 

% incremento 

488%

497% 

560% 

A fronte di cifre che non hanno uguali nel mondo dei fondi integrativi di tutto il pianeta, aggiungo che dal gennaio 2018 oltre 2000 creditori dell’ex fissa ancora in lista d’attesa hanno ricevuto un assegno annuale di appena 3.000 euro lordi, mentre persiste la mancanza di trasparenza da parte dell’Inpgi che si rifiuta di far conoscere loro l’esatto importo dovuto. I bilanci del fondo ex fissa sono segreti dal 2013. Fino al 2006 venivano approvati dall’INPGI, poi non sono stati approvati più da nessuno

Negli ultimi anni tra noi giornalisti in 3.500 hanno perso lavoro e identità sociale ancor giovani e nel pieno della maturità professionale, ingrossando le fila dei pensionati (oggi 10mila). L’Inpgi non fa emergere dai suoi bilanci i 62 milioni di euro risparmiati in 10 anni sulla pelle dei pensionati per mancata perequazione al costo della vita e per tagli e prelievi forzosi sulle pensioni . 

Per questo, e in difesa di una professione cui ancora si affacciano tanti giovani, e che resta garanzia di democrazia nel nostro Paese, ho aderito con entusiasmo a SOS INPGI, l’unica lista che chiede Garanzia Pubblica per le Pensioni. Che, contrariamente a quanto afferma chi ha interesse a mantenere lo statu quo, NON significa entrare nell’INPS, ma far sì che lo Stato si assuma le sue responsabilità, a partire dagli ammortizzatori sociali.  

Infine una domanda: perché, al momento del voto, non affidare la propria fiducia ad una lista nuova, che mai è stata connivente? SOSINPGI, dunque! 

Ed ecco candidati e programma: 

SOSINPGI Garanzia Pubblica per le Pensioni 

Difendere i giornalisti è possibile, cambiare l'Inpgi per farlo vivere 

Il deficit di esercizio dell'Inpgi è arrivato a 150 milioni nel 2019. La riserva tecnica si è dimezzata scendendo a 2 annualità e mezzo rispetto alle 5 previste dalla legge. Per il terzo anno il “rosso” ha superato i cento milioni e gli studi attuariali dicono che l'istituto ha sette anni di vita vendendo i titoli e gli immobili e azzerando così l’intero patrimonio. Aver evitato per altri sei mesi il commissariamento significa ben poco, tutto indica che un'altra manovra lacrime e sangue sarà necessaria all'indomani delle elezioni, come del resto ha fatto intuire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. 

Per il 2020 si prevede un ulteriore disavanzo di circa 200 milioni di euro tra entrate contributive e uscite per pensioni. Il nuovo giro di prepensionamenti spingerà i pensionati oltre quota 10mila unità riducendo gli attivi al di sotto delle 14mila persone e ribadisce la reiterata tendenza a risolvere i bilanci degli editori con l'avallo della Fnsi a scapito delle casse dell'Inpgi. Occorre quindi ribaltare le scelte politiche della maggioranza della Fnsi che hanno condizionato pesantemente la gestione dell’INPGI. 

Solo negli ultimi 4 anni sono scomparsi 3.300 posti di lavoro, 400 nei primi sei mesi del 2019, mentre con il beneplacito dei vertici federali è cresciuto l'esercito dei giornalisti autonomi, in larga parte finti autonomi, che avranno pensioni ridicole dall'Inpgi 2. Sono necessari interventi legislativi, nuove e più stringenti norme contrattuali, regolamenti più efficaci per l'istituto dalle ispezioni alle modalità gestionali. 

Per questo proponiamo: 

• Garanzia pubblica sulle pensioni in essere e future nonostante i nuovi prepensionamenti, anche con il ritorno all'Inpgi interamente pubblico pre-1994: oggi siamo l'unica categoria di lavoratori dipendenti con una cassa previdenziale privatizzata sostitutiva dell’INPS, come previsto dalla legge Rubinacci del 1951. In questa ottica cominciamo dal rimborso dello Stato degli oneri degli ammortizzatori sociali (30 milioni circa l’anno) 

• Trasparenza degli atti in nome della rilevanza pubblica dell'istituto sancita dalla sentenza del Tar Lazio sulla gestione immobiliare, impugnata dall'istituto contro i colleghi ricorrenti, ma anche su incarichi e consulenze e sugli “esodati”. 

• Tutela di un patrimonio immobiliare gestito sinora con logiche finanziarie per rivalutarlo ai fini dell'iscrizione in bilancio. Lo dimostrano le vendite che non hanno centrato gli obiettivi per i prezzi troppo alti. Anche sugli affitti si può fare meglio, ascoltando gli inquilini. Ora bisogna assolutamente evitare la vendita in blocco del patrimonio. 

• Riduzione dei componenti e dei costi del Cda e dei compensi dei dirigenti apicali, oggi spropositati. In un momento di grande emergenza proponiamo un gettone di 150 euro a seduta Cda, il tetto massimo delle retribuzioni a 100 mila euro lordi e la riforma della rappresentanza, a partire dal Consiglio Generale. 

• Garanzia del pagamento dell'ex fissa. È necessario chiarire chi sia il titolare del debito da 125 milioni di euro nei confronti di 2200 giornalisti pensionati (Inpgi, Fnsi o Fieg?), rendere trasparente la gestione annuale e trovare i fondi per definire i rapporti con i creditori in tempi ragionevoli e ben definiti. 

• Ampliamento della base contributiva attraverso il recupero dei contributi di artisti e commentatori televisivi specie sportivi oggi versati altrove, la progressiva estensione del contratto nazionale – anche con l'uso mirato di ispezioni efficaci e non preavvisate – a migliaia di co.co.co. e collaboratori finti autonomi che dimostrino di lavorare di fatto come dipendenti anche a tempo pieno, nelle testate e negli uffici stampa. Nel contempo favorire l'ingresso, di per sé non risolutivo, di nuove figure professionali attraverso la necessaria riforma dell’Ordine. 

• Miglioramento del welfare e delle pensioni per Inpgi 2.. Indicare ammontare e durata del trattamento di disoccupazione, in coerenza con quello Inpgi 1. Usare le ispezioni per recuperare in Inpgi 1 i colleghi cococo e collaboratori fissi in monocommittenza. Creazione di un fondo assicurativo anche per gli infortuni. Vigilare sul versamento datoriale oggi anticipato dai colleghi. 

I NOSTRI CANDIDATI 

INPGI 1 – COLLEGIO NAZIONALE DEI SINDACI 

SCHEDA CON BORDO AZZURRO (Max 4 preferenze) 

Franco Abruzzo (Lombardia)

Marco Esposito (Campania)

Pierluigi Franz (Lazio) 

Luigi Ronsisvalle (Sicilia)

PENSIONATI INPGI 1 COLLEGIO NAZIONALE 

SCHEDA CON BORDO ROSSO (Max 7 preferenze) 

Massimo Alberizzi (Lombardia)

Romano Bartoloni (Lazio)

Giuseppe Gallizzi (Lombardia)

Silvia Mauro (Lazio)

Marina Sbardella (Lazio)  

Donato Sinigaglia (Veneto) 


ENRICO CASTELLI, candidato Lista nazionale Collegio sindacale gestione principale

Sindacato, Inpgi e Fondo complementare sono stati le realtà nelle quali mi sono impegnato cercando di dare il mio contributo alla vita della categoria senza mai trascurare l’attività professionale che in Rai mi ha dato molte soddisfazioni. Quando da Caporedattore economico e da inviato al Tg1 ho avuto modo di seguire i principali avvenimenti economici e politici del nostro Paese, ho capito una cosa fondamentale che voglio dire a titolo di premessa: non si danno risposte semplici a problemi complessi. L’ho capito quando ha chiuso il giornale in cui ho iniziato la professione, poi nella grande Rai quando , da dirigente sindacale, ho partecipato ad alcune importanti trattative, infine all’Inpgi e al Fondo di cui sono stato presidente fino allo scorso anno. 
Faccio questa premessa perché nell’affrontare i temi caldi di queste elezioni per il rinnovo delle cariche all’Inpgi non voglio contribuire con semplici slogan al clima già surriscaldato. Preferisco presentarmi in punta di piedi con alcune osservazioni e soprattutto con alcune domande che mi auguro possano contribuire al dibattito. Mi chiamo Enrico Castelli e sono candidato per la lista “Inpgi all’Inpgi” alla carica di Sindaco per i pensionati. 

Oggi si accusa l’Inpgi di aver atteso troppo tempo per fare una riforma che affrontasse la situazione. Vi invito ad andare a rileggere i dibattito non di oggi ma di dieci/ quindici anni fa. Che fatica in quegli anni parlare di riforma! In Consiglio Generale seguivo il dibattito osservando con grande sorpresa come ci fosse una maggioranza trasversale che non voleva fare i conti con la realtà. 
Vengo ad alcuni punti del dibattito in corso dove – a tratti - prevale a mio avviso la demagogia se non addirittura la malafede.

Case e Fondo Immobiliare 
L’operazione Fondo Immobiliare iniziata nel 2013  non è stata un maquillage finanziario ma una iniziativa doverosa per avere reale conoscenza dei beni che possedeva l’Inpgi. Lo ha fatto l’Inpgi come tutti gli enti di previdenza, le banche, le assicurazioni. Era del tutto fuori luogo avere a bilancio immobili al valore di acquisto risalente ad anni prima. 
Ora- dopo aver conferito al Fondo gli immobili al loro valore reale- si sta procedendo alla vendita. Metà degli immobili in vendita sono stati venduti. Il piano prevede il completamento entro il 2021 e solo allora si potranno trarre le conclusioni. Un dato però fa riflettere. Per quanto riguarda il residenziale le proposte arrivate sono, per circa il 30%, provenienti da terzi, cioè non da inquilini.  Se fossero veramente case messe in vendita a prezzi fuori mercato perché venire da noi ad acquistare? 
Un ultima considerazione sul tema. Quanta fatica si faceva dieci/quindici anni fa nel far capire che gli immobili non potevano rappresentare oltre il 60% del nostro patrimonio e che bisognava procedere ad un riequilibrio degli investimenti! Eppure pronunciare la parola “investimenti azionari” era un vero e proprio sacrilegio. Il partito del mattone, ancora una volta trasversale, era in netta maggioranza. Iniziare la vendita in questi anni dopo il crollo dei valori immobiliari non ha certo facilitato il lavoro. 

Ex fissa 
Un altro tema utilizzato in modo scorretto nel dibattito in corso è l’ex fissa. Massima solidarietà ai colleghi che da anni attendono il pagamento di un diritto contrattuale ma, a mio parere, non è corretto coinvolgere l’Inpgi nella polemica ben sapendo che l’Inpgi non è responsabile del mancato rifinanziamento del fondo e quindi del pagamento dell’ex fissa . L’Istituto- come aveva già fatto per due volte negli ultimi vent’anni – aveva dichiarato la propria disponibilità a proporre un prestito che, tuttavia, è stato bloccato dai ministeri. La vicenda riguarda dunque solo le parti sociali ed è in quel contesto che vanno trovate le soluzioni. 
Un nota bene finale: voi pensate che se fossimo incorporati all’Inps si potrebbe ancora parlare di ex fissa? Faremo già fatica a difendere le posizioni previdenziali in essere e future! Di ex fissa non si potrà più parlare. 

Fondo Pensione Complementare 
Oggi giustamente qui parliamo di Inpgi, il nostro primo pilastro previdenziale. Ma sono sempre più convinto che se volessimo pensare anche ai giovani e quindi al futuro, dovremmo porre uguale interesse al Fondo complementare, la seconda gamba previdenziale. Una opportunità decisiva se dovessimo finire all’Inps, quindi, con pensioni più ridotte. 
Il Fondo complementare – di cui sono stato presidente fino lo scorso anno - è diventato strategico da quando è possibile  conferirvi il Tfr. Nel 2013 abbiamo cambiato i gestori e abbiamo scelto di affidare la regia degli investimenti alla Funzione finanza dell’Inpgi. La nuova impostazione, dettata anche dalle nuove normative,  sta dando i risultati sperati: lo scorso anno il comparto Mix ha superato l’11% di guadagno, il Prudente il 9%, i Garantito l’1,5%. 
Sono risultati raggiunti grazie al buon andamento dei mercati, ma anche per l’attenta vigilanza sui gestori (ne abbiamo sostituito uno quando non ha raggiunto gli obiettivi indicati) . 
Sette anni fa è stato decisivo creare un unico punto di riferimento per tutte le dinamiche finanziarie della categoria affidando alla Funzione Finanza dell’Inpgi la regia degli investimenti. Una scelta vincente che non va assolutamente abbandonata come qualcuno vorrebbe perché tutto ciò che proviene dall’Inpgi è male. 

Trasparenza 
Un ultima parola la vorrei riservare al tema della trasparenza
Nel sito dell’Inpgi ognuno può trovare tutte le informazioni utili di interesse pubblico e con la maggiore trasparenza possibile. Nel contempo ritengo però doveroso che vengano rispettate le informazioni di natura privatistica come nel caso di una compravendita immobiliare per non compromettere le trattative e rispettare la riservatezza. 

Ma poi mi vien da dire: da chi vengono le critiche sulla trasparenza sulla gestione dell’Inpgi? Vengono da chi oggi detiene la maggioranza della componente giornalistica al Fondo Complementare e ne riveste la carica di Vicepresidente. 
E sapete come si è lavorato in questi ultimi mesi? E’ capitato più di una volta di arrivare al Cda senza avere la documentazione degli argomenti in discussione! 
Non solo. Negli anni scorsi al Fondo – nel rispetto della trasparenza - si sono costituite commissioni di ogni tipo. Ora, invece, per decidere il nuovo Direttore Generale, le candidature non saranno vagliate da una commissione ma solo dal Presidente (Fieg) e dalla vice presidente!! Il Cda non è a conoscenza neppure dei criteri che porteranno alla creazione di una short list per la scelta finale del Direttore. Questa vi pare trasparenza
Vi immaginate l’Inpgi gestita in questo modo?  

Allargamento ai comunicatori 
Ho accettato la candidatura a sindaco Inpgi per mettere a disposizione la mia esperienza. La crisi del settore e del nostro lavoro è sotto gli occhi di tutti: per questo ritengo indispensabile, nei prossimi mesi, cercare di portare a termine il tentativo di allargamento della base contributiva ai comunicatori. Solo aumentando le entrate potremo riequilibrare i conti economici. E’ una sfida per l’intera categoria perché significa prendere atto dei cambiamenti avvenuti nel modo di informare. Perché non andare fino in fondo all’unica proposta realistica studiata per salvare l’autonomia dell’Inpgi? E’ già stabilito che diventerà realtà nel 2023. A mio parere è opportuno impegnarsi fin da subito per anticipare questa data. E’ nostro dovere farlo per garantire le pensioni di oggi ma soprattutto per tutelare i nostri giovani, a coloro che iniziano il nostro mestiere in condizioni decisamente più difficili di un tempo. 
La trattativa con il Governo è avviata con l’istituzione di un tavolo tecnico. Abbiamo davanti a noi mesi non facili ma, nella tempesta, la nave non va abbandonata e, per condurla in porto, occorre tenere ben fermo il timone.


NATALINO FAMÀ, candidato Lista nazionale titolari di pensione

Sono Natalino Famà, candidato in questa tornata elettorale per i pensionati Inpgi della Liguria. La rappresentanza, a mio giudizio, comporta un impegno imprescindibile: concentrarsi in un’efficace azione di tutela dei diritti di tutti i rappresentati. Un compito non facile da assolvere nell’Inpgi, ma non ancora impossibile. 
Un compito al quale, come è mia consuetudine, vista la fiducia concessami dai colleghi, non posso sfuggire.

Ho partecipato al Congresso dell’UNGP lo scorso febbraio e con grande piacere ho potuto rivivere in quell’occasione sensazioni che provai al Secolo XIX, quotidiano presso il quale ho lavorato 30 anni. 
Sono un prepensionato 65enne, in attesa mi sia liquidata l’ex fissa.

Anni fa, quando i miei colleghi si accingevano a lasciare la redazione, ritenevo fosse un istituto contrattuale, un diritto acquisito nel momento in cui ho apposto la mia firma a fianco di quella dell’editore. Poi ho scoperto che non lo è, o meglio, nei fatti non lo è più.

Nel 2017 ho accettato l’invito rivolto dalla commissione paritetica Fnsi-Fieg a rinunciarvi per metà, purché l’ex fissa, fosse liquidata in unica soluzione. Come tanti, la sto percependo a rate, annuali. E ad oggi, non so fino a quando. 
Sono anche in attesa che a tutti i colleghi, sia già pensionati, che tuttora attivi, venga riconosciuta una pensione dignitosa e proporzionata alla complessa professione giornalistica. 
Ribadisco, professione. Nella quale, per quanto attiene all’Inpgi, non possono non conferire quelle categorie di lavoratori dell’informazione, quale che sia quest’informazione o - che dir si voglia – comunicazione, svolta in autonomia o alle dipendenze, per conto della pubblica amministrazione o di privati. 
Costoro sono “colleghi” i quali sfuggono ai versamenti presso il nostro Istituto, danneggiandolo. O meglio, danneggiandoci e danneggiandosi!

Ed invece ben sappiamo che i contributi Inpgi, in tutti questi casi, dovrebbero essere garantiti. Editori e datori di lavoro dovrebbero aver l’obbligo di corrisponderli, con normativa forzosa, ogni qual volta intendano affidare lavoro di informazione giornalistica a chicchessia e comunque intendano inquadrare il personale giornalistico: co.co.co., partite iva, precari, saltuari, stagisti o comunicatori. Una platea che necessariamente dovrà essere il più possibile allargata per salvare e garantire il futuro.

Ho presieduto il Gruppo Cronisti Liguri dal 2009 al 2017, in quello stesso periodo sono stato prima consigliere nazionale e poi segretario generale della Giunta Esecutiva dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani, nel 2010 inoltre sono stato eletto nel collegio dei Probiviri della Fnsi. 
Grazie anche a queste esperienze in campo sindacale ho voluto ascoltare e leggere le osservazioni e ho percepito che sia giunto il momento di impiegare il nostro buonsenso.

Riflettiamo su tutte le giustificate critiche nei riguardi delle amministrazioni del passato, osserviamole, passiamole al setaccio: è un lavoro di analisi necessario per capire e non cadere negli stessi errori. Omissioni, silenzi, prevaricazioni, sprechi e privilegi sono peculiarità che non devono più appartenere all’Inpgi!

E’ bene ricordare che la buona reputazione di ogni azienda, ente o istituto, rappresenta un asset patrimoniale. Si richiede affidabilità, serietà, solidità anche all’Inpgi.  

Difendiamo con i denti l’autonomia di quest’Istituto, in primo luogo dando fiducia a chi possa rappresentarlo con dignità e trasparenza, a chi abbia individuato le soluzioni capaci di garantire il presente, rendendo il meno oscuro possibile il domani.

Personalmente diffido dei proclami, degli slogan ad effetto, di chi è privo di credenziali e si vende come toccasana, credo che non ci siano bacchette magiche, ma le soluzioni sì, quelle credo che esistano. E credo altresì che alcuni le abbiano ben individuate.   

Ci hanno insegnato che il buon padre di famiglia lavora ed amministra i propri sacrifici affinché tutti i componenti ne godano, nell’immediato e probabilmente anche in futuro. Mi auguro così accada, da oggi in poi.


DINO PESOLE, candidato Lista nazionale titolari di pensione

Cari colleghi ho deciso di candidarmi alle elezioni per il rinnovo del Consiglio generale dell’Inpgi nella consapevolezza che mettere in sicurezza i conti del nostro Istituto di previdenza sia possibile e prioritario. Lo squilibrio finanziario dell’Inpgi, causato per gran parte dai massicci piani di pensionamento decisi negli ultimi anni e dal restringersi della base contributiva, è un dato di fatto da cui partire per avviare con il Governo e con il Parlamento un confronto costruttivo che conduca all’individuazione delle possibili soluzioni. Tra queste, l’allargamento della base contributiva ai comunicatori pubblici e privati è una delle strade da perseguire, accanto a un’accorta gestione del patrimonio immobiliare dell’Istituto. Non sarà facile, la strada è in salita ma ritengo che sia doveroso provarci. Per questo proverò a mettere a disposizione dell’Inpgi, qualora eletto, l’esperienza maturata in oltre 35 anni di giornalismo economico, di docente in giornalismo economico, e di attuale editorialista del Sole24Ore. Esperienza professionale che ho cercato di improntare sempre al rigore della competenza, all’onestà e alla trasparenza.


ROMANO BARTOLONI, candidato Lista nazionale titolari di pensione

Il candidato più anziano per età e per militanza professionale e sindacale. Sostiene SOS INPGI l’unica lista di candidati non compromessi con le gestioni del passato. Propone un appello comune al Sindacato dei giornalisti per promuovere un alt alla nuova raffica di prepensionamenti da parte del governo

In questi giorni, la Fnsi, il Sindacato unico dei giornalisti, ha avviato un confronto con il governo Conte sul rilancio del mercato del lavoro giornalistico e sulla salvezza dell’Inpgi. Come primo atto di buona volontà sarebbe opportuno prendere la saggia decisione di abolire subito i commi 498/499 dell’art. 1 della recente legge di bilancio 2020 che prevede una raffica di un migliaio di prepensionamenti da oggi al 2027. Con un progetto di espulsioni ancora fresco di Gazzetta Ufficiale, sono partiti già i primi pesanti attacchi, al Corriere della Sera, 50 colleghi a rischio, e all’Ansa. Peraltro, gli attacchi sono in aperta sfida al negoziato sindacale che riguarda anche una radicale riforma della anacronistica legge 416 del secolo scorso (anni ‘80) e che solo dal 2009 ai nostri giorni ha cacciato dal lavoro e dalle redazioni generazioni di valorosi giornalisti, mandati in pensione professionalmente ancora in gamba e mal sostituiti da un precariato sfruttato e sottopagato contro il quale si è mobilitato il Sindacato. Solo dal 2015 a oggi sono stati 3.500 i colleghi pensionati a viva forza.

Una fuoriuscita di massa frutto di crisi aziendali quasi tutte fittizie e ciononostante pagate dallo Stato per finanziare con il denaro dei contribuenti il suicidio di un’editoria incapace di ammodernarsi nel multimediale. Un genocidio che sacrifica le migliori energie e le più preziose risorse professionali raddoppiando il numero dei pensionati che, con la valanga di nuovi prepensionamenti e con la perdita di 4,5 milioni di contribuzioni all’anno, peggiorerà i nostri già disastrati conti previdenziali e sfonderà abbondantemente il tetto dei 10 mila a carico delle casse dell’Inpgi. Un tetto quasi raggiunto oggi con 9.571 pensionati compresi i superstiti contro 14.875 in attività, oltre 18 mila solo 5 anni fa, e di questo passo destinati a diminuire ancora e vistosamente.

Se non si ferma oggi è adesso questa folle corsa ai prepensionamenti imposta senza veri rimpiazzi professionali si assesterà un colpo mortale al giornalismo e all’Inpgi. Va verificato subito al tavolo del confronto se il governo ha intenzioni serie o se parteggia con i disegni degli editori di precarizzare tutti gli addetti all’informazione,  assecondando il sogno dei potenti di sbarazzarsi della mediazione giornalistica. Se si volesse per ipotesi rendere un servizio di utilità pubblica, gli investimenti proposti per pensionare il giornalismo potrebbero viceversa essere destinati al potenziamento dell’innovazione editoriale nell’ambito del promesso rilancio del mercato del lavoro. Si realizzerebbe così anche l’obiettivo, caldeggiato da tutte le parti, di ampliare la piattaforma contributiva dell’Inpgi e non di restringerla ulteriormente con effetti disastrosi per tutto il comparto previdenziale.


MARIA PIA FARINELLA, candidata Lista nazionale titolari di pensione

Perché mi candido
Il fatto di candidarsi al Consiglio generale dell’Inpgi, nelle attuali condizioni, è un atto di fondamentale ottimismo. La Gestione principale dell’Inpgi va salvata, vanno salvati la sua storia secolare, la sua funzione sociale, il suo essere presidio di garanzia a favore dei giornalisti italiani. 

In una campagna elettorale ogni giorno più avvelenata, in cui candidati e opposti schieramenti spesso offrono una rappresentazione della categoria che non giova certo al bene dell’Istituto, circolano fin troppe bufale sulla storia degli ultimi dieci anni. 

La crisi della Gestione principale dell’Inpgi deriva innanzi tutto dalla profonda mutazione del mercato, come dimostra l’aumento esponenziale degli iscritti alla Gestione separata strutturalmente in avanzo. Deriva dalla crisi dell’industria editoriale che dovrebbe essere trattata dal governo e dalle parti sociali alla stessa stregua delle altre crisi industriali. E deriva anche dall’assenza di regole di tutela, a partire dal diritto d’autore on line.

La gestione è stata responsabile. I rendimenti del patrimonio sono stati sempre positivi, riuscendo a tamponare la grande contrazione dei contributi in entrata. 

L’Inpgi ha i conti in ordine, come certificato dai ministeri vigilanti.

Certo, la crisi dell’editoria, la più lunga dal dopoguerra ad oggi, ha caricato i suoi costi sui bilanci dell’Istituto. Crisi riconosciuta dal Governo che con la legge di Stabilità ha deciso di stanziare nuove risorse per finanziare i prepensionamenti dei colleghi. La misura, forse, darà sollievo alle aziende editoriali, ma di sicuro appesantirà ancora i conti dell’Inpgi.

Pensioni
Al di là del destino finale dell’Inpgi, un taglio indiscriminato delle pensioni in essere va assolutamente evitato perché ingiusto e incostituzionale.

La Consulta ha chiarito in modo inequivocabile che qualsiasi contributo alla solidità economica dell’ente può essere solo proporzionale e limitato nel tempo, oltre che giustificato da un grave deficit. I pensionati sono un valore, non un nemico. Una commissione specifica che ne raccolga le esigenze e le proposte potrebbe essere utile ad una migliore comunicazione.

Welfare
La vera sfida del lavoro non dipendente, in crescita esponenziale, è legata alla creazione di un sistema di tutele sociali crescente ed articolato. Molto è stato fatto negli ultimi anni, a partire dalla copertura gratuita della Casagit, finanziata da Inpgi, per i colleghi con redditi bassi. Su questo versante è necessario un ulteriore sforzo, compatibile con la tenuta dei bilanci, che vada ad allargare le tutele verificando anche presso la base degli iscritti le necessità emergenti. 

I giornalisti, al pari degli altri professionisti, possono essere accompagnati nell’apertura di uno studio, nell’acquisto degli strumenti di lavoro, nel pagamento di polizze professionali e in molte altre voci da definire in base alle dinamiche del mercato. La creazione di una efficiente piattaforma informatica destinata alla categoria - molti sono gli esempi esistenti - potrebbe ottimizzare la fruizione dei servizi

Pari opportunità
Eletta all’Inpgi per la prima volta nel 2008, sono stata consigliera generale, fiduciaria e componente del Comitato d’amministrazione. Abbastanza per sapere che i redditi delle giornaliste, e - di conseguenza - le pensioni sono inferiori di circa il trenta per cento rispetto a quelli dei colleghi uomini a parità di qualifiche e mansioni. Ancora oggi e perfino nei salari di ingresso dei più giovani.

I dati in possesso dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani possono servire a monitorare la situazione, anche con una commissione che possa elaborare, di concerto con le parti sociali, correttivi adeguati ad applicare il principio costituzionale della non discriminazione e della effettiva parità di genere. 

Il futuro
I temi della vigilanza sui contratti co.co.co che spesso celano lavoro subordinato, sull’equo compenso, sulla tutela del diritto d’autore, sulla certificazione dell’informazione professionale nelle reti, sulle garanzie basilari in rapporto agli editori e ai committenti, restano elementi di grande importanza su cui lavorare ancora e meglio.

L’Inpgi, pur restando nelle sue competenze, può dare un contributo importante in sede istituzionale alla creazione di un sistema diverso, che offra più tutele ai cittadini e garantisca maggior rispetto dei diritti degli operatori dell’informazione.

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Curriculum  
Maria Pia Farinella, giornalista specializzata in esteri, cultura e società. Ha lavorato prima al Giornale di Sicilia e, poi, alla Rai come inviata dal 1990 e caporedattrice dal 1992.

Parla correntemente inglese e spagnolo e ha realizzato reportage e inchieste in Europa, Medio ed Estremo Oriente, America Latina, Africa Subsahariana e Maghreb.

Istruzione e formazione
Due lauree con lode conseguite presso l’Università di Palermo: Lingua e Letteratura Inglese nel 1977 e Lingua e Letteratura Spagnola nel 1982. 
Diploma en Filología Hispánica (1976) presso la Universidad de Salamanca, in Spagna. 
Dal 1978 all’81 ha vissuto con borse di studio a Madrid, lavorando come ricercatrice universitaria con il professore Enrique Tierno Galván, intellettuale simbolo della cultura e della politica spagnola durante e dopo il franchismo e primo sindaco di Madrid eletto con libere elezioni nel 1979. L’essere testimone diretta della transizione in Spagna è stata la chiave di accesso alle collaborazioni giornalistiche con quotidiani - quali il Diario e il Giornale di Sicilia dal 1979 - e con Radio Rai dal 1982.  

Esperienza giornalistica
Dal 2017 al 2019
, collaborazioni saltuarie su temi di cronache estere e culturali per riviste come Live Sicilia e giornali on line come Buttanissima.it e Giornalistitalia.it. 
Dal 2013 al 2016 ha firmato Mediterraneo, rivista di attualità internazionale di Raitre in coproduzione con France Télévisions e altre televisioni del bacino del Mediterraneo.  
Dal 2001 al 2010 si è occupata del canale satellitare Rai Med, trasmesso ogni giorno per un’ora in italiano e arabo. In particolare ha firmato Riva Sud, settimanale socio-economico di attualità internazionale, ancora visibile on line sul sito Rai.  
Dal 1992 al 1998 ha coordinato a Roma da caporedattrice la realizzazione degli “Speciali giornalistici” per Rai Educational.  
Autore anche di diversi documentari, tra i quali:

• Il sogno della ragione: appunti per un viaggio intorno a Sciascia  -1992 – (48’ 58”), acquistato e messo in onda da France 3 nel 1993; 
• L’Africa allo specchio - 1993 - (29’ 02”); 
• Camerun: i figli della strada - 1993 - (29’ 05”); 
• Etiopia: i figli della guerra - 1993 - (28’ 52”); 
• Etiopia: la sfida della pace - 1993 - (28’ 25”); 
• Sicilia: le radici dell’autonomia - 1994 - (29’ 55”); 
• Sicilia: la stagione delle illusioni - 1994 - (29’ 08”); 
• Sicilia: il traguardo infinito - 1994 - (28’ 57”); 
• Sicilia: ritorno al futuro - 1994 - (29’ 19”); 
• Bufalino: dicerie intorno a uno scrittore - 1997 - (42’ 06”).

Alcuni di questi documentari continuano a essere proiettati durante convegni e manifestazioni e sono utilizzati dagli Istituti italiani di cultura all’estero come supporto audiovisivo per università straniere. Quello su Leonardo Sciascia viene ancora trasmesso sui canali Rai. 
Dal 1988 al 1992, ha fatto parte del nucleo giornalistico a Roma che ha ideato e realizzato le prime rubriche nazionali di Rai Regione: Bellitalia (1988), Italia delle Regioni (1989), Ambiente Italia (1990). 
Dal 1984 al 1987 ha lavorato al Giornale di Sicilia con incarichi di cultura ed esteri. 
Dal 1981 al 1985 ha collaborato con Radio Uno Rai. 
Dal 1979 collaborazioni da Madrid con il Diario e il Giornale di Sicilia. 

Organismi di categoria: incarichi elettivi 
Dal 2004 al 2017 è stata consigliere dell’Ordine nazionale dei giornalisti. 

Dal 2008 è consigliere generale dell’Inpgi. 
Dal 2012 è Fiduciaria Inpgi per la circoscrizione Sicilia. 
Dal 2016 fa parte del Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi. 
Dal 2017 è consigliere dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia. 
Negli anni Duemila è stata componente della Commissione pari opportunità della Federazione nazionale della stampa. Come presidente della Cpo dell’Associazione siciliana della stampa è riuscita modificare – prima in Italia - lo statuto nel senso della rappresentanza di genere e della parità di accesso alle cariche elettive. E’ componente dalla fondazione di GIULIA, l’associazione di giornaliste promotrici, tra l’altro, del Manifesto di Venezia. 
Emailmp.farinella@gmail.com
Cellulare3355686792


LUCIA VISCA, candidata Lista nazionale Collegio sindacale gestione principale

La prima firma l’ho messa a 17 anni, sul glorioso Paese Sera allora diretto da Cingoli. Ho dovuto aspettare l’ondata di entusiasmo del 75, la direzione di Arrigo Benedetti e, purtroppo, la morte di Pier Paolo Pasolini per essere assunta. Sembrava sconveniente che una precaria fosse stata la prima giornalista al mondo a vedere quello scempio. La vita e la crisi della sinistra, oltre che la prima grande crisi della stampa con il passaggio a freddo e la nascita della 416 mi ha portato poi su tante strade. Ho fondato Nuova Ecologia da direttore editoriale, sono stata per oltre due decenni nei giornali locali del gruppo L’Espresso da redattore capo per La nuova Venezia, Il Centro di Pescara e l’Agl. Nulla della mia vita professionale esiste più. Spero di non portare iella, perché con un gruppo di colleghi, chi precario, chi esodato, chi rottamato, come me, abbiamo messo su una cooperativa di giornalisti e una casa editrice che, al momento, naviga fra i grandi con agilità e qualche piccolo successo. Che dovevo fare? 67 anni sono pochi per smettere una professione, figuratevi 58 quando ho dovuto accettare la pensione.

Spero che la iella non mi perseguiti anche nella vita sindacale. Alle spalle ho decenni di sindacato, svolto da Cdr alla giunta esecutiva Fnsi, dal coordinamento del Gruppo L’Espresso alla presidenza della Cpo Fnsi. Non ho fatto sindacato attivo, nella mia vita professionale, solo quando sono stata redattrice capo centrale. Non mi sembrava opportuno chiedere straordinari ai colleghi e contrattarne il compenso, ad esempio. Prima e dopo di quelle esperienze di vertice, il sindacato è sempre stato il mio primo impegno. Sempre lo sarà, finché potrò dare una mano. Fuori dalla Fnsi, ovviamente. Nel senso che il sindacato attivo, secondo me, lo devono fare gli attivi. Altra cosa sono i nostri organismi del welfare, altra cosa è l’Ordine. Serve il contributo di tutti. Chi può portare esperienza non può tirarsi indietro. Per questo ho accettato la proposta di Controcorrente di candidarmi alla carica di Sindaco per l’Inpgi. Quando si è convinti che qualcosa è da difendere, e io lo sono, bisogna metterci la faccia, e il cuore. L’Inpgi, oltre che garantirci vantaggi rispetto ai trattamenti pensionistici Inps, come molti hanno dimostrato, e ai quali mi associo, è il garante della nostra autonomia, delle nostre capacità e determinazione a restare indipendenti e, possibilmente, non ricattabili.

L’Inpgi ci serve a non essere corporativi e a essere solidali. Qualcuno storcerà il naso ma io ho sempre condiviso il contributo di solidarietà e mi spiace che, per legge, si concluda con febbraio. Garantire il welfare ai colleghi più deboli credo sia un dovere, un obbligo prescrittivo delle nostre regole deontologiche. Se ho di più perché mi dovrebbe dispiacere dare per chi a meno. Con l’ ”ognun per sé e Dio per tutti” non credo che i giornalisti andranno molto lontano.

Certo, ci sono malumori. Gli inquilini, pochi, si lamentano per come sono stati trattati da chi doveva gestire le vendite delle case. I pensionati, e soprattutto i prepensionati, si lamentano perché l’ex fissa tarda ad essere pagata. Sia detto per chiarezza e non perché l’Inpgi, solo ufficiale pagatore, c’entri qualcosa. Guardiamoci negli occhi, guardiamo alle notizie, non alle fake, guardiamo alle crisi che hanno scaricato sul fondo ex fissa i guasti di decine di fallimenti annunciati, ricordate la vicenda EPolis?. Guardiamo ai bilanci, faticosamente tenuti in ordine da colleghi che non si sono certo divertiti a imporre le rigidità della riforma, mettendo in gioco le proprie capacità e popolarità

Guardiamo alle pensioni. Ogni volta che escono i dati statistici dell’Inps ci penso. Le nostre medie sono attorno ai 60 mila euro. Il resto dei pensionati italiani se le sognano cifre così. 

C’è un solo modo di difendere l’Inpgi. Ed è stare accanto al sindacato nella sua battaglia per il lavoro. E’ aprire la mente, e i portoni della categoria, Inpgi e Ordine, a nuove figure professionali che emergono grazie a tecnologie rivoluzionare e aggressive. Allargare la base contributiva. Negli anni 80 si aprì a fotoreporter e videogiornalisti. Oggi me la sapete spiegare la differenza fra un Giulio Cesare Italiani, tanto per fare un nome, mitico redattore capo grafico di Paese Sera, e un web master? Io no.


SIMONA COPPA, candidata Lista nazionale titolari di pensione

Mi candido perché credo che questa votazione non sia solo per preservare il nostro Istituto previdenziale Inpgi, ma la nostra stessa categoria di giornalisti. Chi sostiene che potremmo avere una garanzia pubblica mantenendoci indipendenti parla di un’utopia che non si è mai verificata nell’ultimo quarto di secolo. E passare all’Inps significa perdere con ogni probabilità molti soldi, oltre che perdere la nostra autonomia, la nostra voce che, peraltro, viene già minacciata e zittita ogni giorno. Credo fermamente nella difesa dell’autonomia del nostro istituto: un diritto sia per chi come me è appena andato in pensione, sia per chi da più anni usufruisce della previdenza Inpgi. Io come voi faccio i conti con questa pensione: una cifra inferiore sarebbe negare un diritto che ci siamo guadagnati con anni di lavoro. Ho 59 anni, sono giornalista da trenta, mi sono occupata di attualità e cronaca nera. Negli ultimi dieci anni sono diventata redattore esperto di cinema di Grazia. Sono stata fiduciaria di testata e ho fatto parte del Cdr della Mondadori. Un’esperienza appassionante che ho deciso di proseguire anche da pensionata. Sono infatti consigliere dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti e sono stata delegata all’ultimo congresso della Fnsi. Mi candido, nella squadra della maggioranza uscente, per evitare il rischio che le nostre pensioni vengano decurtate pesantemente. Più di altre parole, cari colleghi, allego la tabella che mette a confronto il trattamento pensionistico Inpgi con quello Inps, di modo che possiate constatare con i vostri occhi quanto peserebbe nelle nostre tasche questo cambiamento e quanto metterebbe a rischio le nostre pensioni presenti e future. 


DOMENICO MARCOZZI ("Mimmo" per gli amici), candidato Lista nazionale titolari di pensione 

 Ho lavorato dal 1961 come redattore di sport, cronaca nera e giudiziaria alla Gazzetta del Popolo di Torino e, per un breve periodo, nella redazione romana dello stesso giornale. Nel 1969 sono stato assunto alla Rai e per oltre un anno sono stato redattore del Giornale Radio d'Abruzzo e di quello del Molise. Successivamente ho lavorato come inviato del Giornale Radio nazionale per la cronaca e lo sport. Con l'avvio della Terza rete Rai ho partecipato alla sperimentazione in Trentino Alto Adige, Calabria e Liguria. Nominato caposervizio ho svolto con sempre maggior impegno la mia attività di inviato, in particolare per cronaca e sport, per il Telegiornale. Con direttore Gilberto Evangelisti sono stato tra i fondatori di Rai Sport. Sempre da inviato ho seguito il rugby nel campionato nazionale, nel Torneo delle Sei Nazioni, nei Campionati mondiali e ho anche realizzato per la televisione una rubrica settimanale "Mischia e meta". Ho seguito avvenimenti mondiali di ciclismo, basket, pattinaggio e pallanuoto. In Abruzzo ho anche avviato una notevole attività sindacale. Sono stato fra i fondatori dell'Ordine dei Giornalisti, dell'Inpgi, della Casagit e primo segretario dell'Associazione Stampa Abruzzese, dirigente dell'Unione stampa sportiva, dell'Unione nazionale cronisti e per diversi mandati consigliere nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e dirigente dell'Usigrai. Dopo essere andato in pensione nel 2000, mi sono impegnato nel sindacato abruzzese, che rappresento nella Fnsi, sono presidente regionale e consigliere nazionale dell'Unione giornalisti pensionati, dirigente dell'Ussi e dell'Unci, consigliere generale uscente dell'Inpgi in rappresentanza dei pensionati. Mi sono battuto e continuerò a battermi perché sia pagata in tempi rapidi l'Ex Fissa e sia consentito l'inserimento nell'Inpgi, già nel 2020, degli oltre 20mila comunicatori, molti dei quali svolgono l'attività di giornalista. E' necessario un forte impegno per la difesa dell'Inpgi e delle nostre pensioni.


CARLO CHIANURA, candidato Lista nazionale titolari di pensione

Mi candido alle elezioni Inpgi con la lista di Inpgi Futuro, sostenuta da Puntoeacapo, l’associazione di cui sono portavoce dal 2011.

Sono consigliere di amministrazione uscente e nelle ultime due consiliature ho cercato assieme al mio gruppo di segnalare all’interno e all’esterno dell’istituto il disastro che si andava compiendo a spese dell’Inpgi a causa delle scelte sbagliate delle parti sociali e con l’accondiscendenza dello stesso istituto.

Lo abbiamo fatto votando contro o astenendoci dal 2014 al 2019 sui bilanci, non tanto perché volessimo segnalare una mala gestio dell’istituto, quanto proprio perché era l’unico modo possibile per lanciare l’allarme sui conti e dunque sulla stessa tenuta dell’Inpgi. 

Abbiamo invece votato a favore degli ultimi due bilanci nel momento in cui abbiamo percepito che le nostre istanze ultradecennali non venivano più ignorate dalla presidenza e dalla maggioranza del Cda e del Consiglio generale.

Abbiamo votato contro il prelievo forzoso sulle pensioni e sostenuto la battaglia fino alla sentenza del Consiglio di Stato che almeno ha stabilito che quel prelievo non è ripetibile.

Abbiamo denunciato con forza gli accordi sulla Ex Fissa e lavorato perché fosse varato un prestito alla Fieg per risarcire almeno coloro che avevano accettato una insoddisfacente transazione.

Abbiamo denunciato i costi del sindacato. Abbiamo combattuto gli squilibri delle dismissioni immobiliari. Abbiamo informato e tutelato i colleghi, tutti, anche quanti non ci avevano votato.

Per i prossimi quattro anni ho, abbiamo, un programma ambizioso, che vorremmo realizzare con il sostegno e il consenso dei giornalisti.

L’obiettivo, diciamolo chiaro, è la tutela delle pensioni. Ma non ci limitiamo come altri a vuoti slogan sulla loro garanzia pubblica. Cerchiamo di individuare una strada possibile.

Per cominciare diciamo sì ai comunicatori nell’Inpgi non perché devono salvare l’Inpgi, ma perché la professione giornalistica è cambiata e richiede che questi mutamenti si allarghino anche al campo previdenziale.

In ogni caso non poniamo nessun tabù riguardo a un percorso razionale e credibile di avvicinamento all’Inps nel caso la situazione precipitasse. Trattando comunque per la difesa delle prestazioni in essere.

Diciamo di non dare ascolto a chi propala l’idea che si possa tornare – con l’attuale stato dei conti Inpgi – a una situazione in cui l’istituto ridiventi pubblico ma mantiene la propria gestione. E’ una ipotesi irreale e chi la contrabbanda lo sa bene.

Per salvare l’istituto e le sue pensioni ci vuole lavoro: nuovi accordi con l’Inps per far entrare nell’Inpgi gli uffici stampa, nuove politiche di ispezioni per scovare evasione e eluzione contributive, intese con l’Ispettorato del lavoro, difesa del prodotto giornalistico dallo strapotere dei social.

Ma per salvare l’istituto ci vuole soprattutto una cosa: credibilità. Nell’attuale consiglio di amministrazione e nel consiglio generale, i rappresentanti di Ingpi Futuro-Puntoeacapo hanno garantito finora trasparenza, competenza e credibilità.

E’ indispensabile non disperdere il voto e non dare voce alle spinte demagogiche e livorose che potrebbero provocare conseguenze ancora più pesanti per l’istituto e soprattutto per la difesa delle pensioni di tutti.

Qui il programma in pillole di Inpgi Futuro

Qui le biografie delle candidate e dei candidati


MARINA COSI, candidata Lista nazionale titolari di pensione

Cari colleghi, spero di non annoiarvi se userò toni pacati e argomenti ragionevoli, che vi appariranno  inusuali in questa campagna elettorale piena di insulti e di assolute falsità. Da farci una riflessione sullo stato del giornalismo... Mi concentro solo per questioni di tempo sul tema dell'autonomia: perché e come l'Inpgi non debba gettarsi nel baratro dell'Inps. Essendo testimone dell'impegno con cui l'Istituto, con competenza ed onestà, ha affrontato la crisi del lavoro (si è perso un posto su 5!), nonché il peso di scriteriati prepensionamenti, l'evasione e l'elusione. Come ha fatto? Sospesi i prestiti, agevolazioni per recuperare l'enorme evasione contributiva, venduti asset immobiliari con concessioni agli inquilini, conquistato per legge l'ampliamento della platea... 

Ma per i giornalisti la primissima garanzia sta in un'Inpgi che rimanga all'Inpgi e non finisca nel calderone Inps. Quell'Inps dai conti fuori controllo, definito dagli analisti previdenziali "una trappola per l'economia italiana". 

Una trappola destinata ad aggravarsi, causa l'invecchiamento della popolazione combinato con la bassa natalità. Perché i 300miliardi l'anno spesi oggi dalla previdenza di Stato già si mangiano il 24% di tutto il Pil: e nel 2040 arriveranno - proiezioni "ottimistiche" della Ragioneria generale - a superare il 28% del Pil... 

Un'Inpgi all'Inps perderebbe due volte; sia subito, perché dovrebbe cambiare in peggio i sistemi di calcolo e di trattamento pensionistico, sia in prospettiva per i prevedibili giri di vite. Né esiste la possibilità di ottenere una posizione autonoma tutta per noi, cioè un trattamento "privilegiato": non solo perché questo è già stato escluso a chiare lettere dal ministero del Lavoro, in base all'inoppugnabile principio costituzionale che vieta trattamenti diversi per posizioni giuridiche analoghe, ma anche per la prevedibile rivolta di tutti gli altri "quiescenti".

Certo, le dinamiche della demografia riguardano tutti gli italiani, anche i giornalisti: sempre più persone pensionate che percepiscono, sempre meno persone in attività che contribuiscono... 

Ma noi Inpgi abbiamo una chance, ora prevista anche per legge (96/2019). Potremo aprire l'Inpgi a categorie contigue e di più recente formazione, come già si fece con grafici, fotoreporter e telecineoperatori: oltre ai comunicatori, pubblici e privati (già molte loro associazioni hanno mostrato interesse), perché crescono gli specialisti dei nuovi linguaggi della comunicazione, non solo web ma multimediali, sui sistemi social o come comunicatori d'impresa o storyteller... E si tratta per lo più di giovani.

La via è stretta, ma esiste. Col vostro voto, con la vostra rinnovata fiducia in Marina Macelloni e nella sua squadra, ce la faremo.

SI VOTA on line dalle ore 8 di lunedì 10 febbraio alle ore 22 di mercoledì 12 febbraio. Oppure ai seggi territoriali sabato 15 e domenica 16 febbraio dalle ore 10 alle 20. 


PIERLUIGI ROESLER FRANZ, candidato per il Collegio sindacale Inpgi1

Qui il testo in Pdf 


SILVIA GARAMBOIS, candidata Lista nazionale titolari di pensione

Sono tra quelle cresciute col piombo e la Lettera 32, quando il mestiere si iniziava giovanissime (non avevo ancora 20 anni). Da una vita nel sindacato e poi nell’Inpgi, dove ho portato l’impegno per la solidarietà e i diritti. Che sono anche oggi miei capisaldi e ragione della mia candidatura.

Io aderisco convintamente al programma di @Controcorrente, e a quello vi rimando. Ma qui spendo qualche parola sui temi che sono più miei.

Inpgi nasce per garantire l’autonomia della professione, con istituti fortemente solidaristici a partire dagli ammortizzatori sociali, dall’assicurazione, dalle erogazioni straordinarie nei confronti di chi si trova in estrema fragilità, da un impianto complessivo di mutuo-soccorso molto forte. Ed è quello che oggi dobbiamo continuare a difendere, anche se abbiamo dovuto sospendere interventi come prestiti o mutui, per reggere all’impatto della crisi finanziaria di questi ultimi anni. I sacrifici sono stati fatti, basta: non è più questa la strada per consentire all’Istituto di superare l’ultimo miglio. La punta di massima crisi prevista dagli attuari nel 2027 (dopo di che il sistema riprenderà fiato, in virtù del consolidamento del passaggio al contributivo) va superata guardando a un nuovo Inpgi, che accolga tutti quelli che fanno oggi il nostro mestiere. 

A proposito della solidarietà, voglio difendere e insieme dire quello che secondo me si è sbagliato sul “contributo di solidarietà” sulle nostre pensioni (tra parentesi: che dal prossimo mese non c’è più – finisce con febbraio 2020 - e che non ci sarà più perché per legge non è replicabile).  

Nel momento in cui intervenivamo sulla parte più esposta della categoria, vittima delle crisi dei giornali, con tagli alla cassa integrazione e alla disoccupazione (nonostante comunque Inpgi riesca a garantire interventi assolutamente favorevoli rispetto al regime pubblico), non era possibile immaginare che un sistema solidaristico come il nostro non affrontasse tutto insieme il momento. È stato chiamato da alcuni “prelievo forzoso”: nonostante le tante assemblee in giro per l’Italia, nonostante le discussioni e le prese di posizione della stessa Ungp, è evidente che l’informazione e la condivisione non sono state sufficienti. Io non ci credo che di fronte ai conti e al complesso degli interventi qualcuno di noi avrebbe davvero detto “io non ci sto”: non fa parte della cultura con cui abbiamo creato i nostri enti. 

Su questo mi impegno per il futuro: sforzarmi nella massima condivisione su quanto avviene all’Inpgi, perché non ci sia chi dice “non sapevo”. 

Sui diritti. Oltre a vigilare per non lasciare indietro nessuno, c’è ancora oggi un gap, una forbice, una differenza nei redditi e quindi nelle pensioni delle giornaliste che rappresenta un vero problema. Non per le donne, ma per tutti. Per le nostre famiglie, per la società. I dati sono impressionanti: le giornaliste hanno pensioni mediamente di un terzo in meno rispetto ai loro vecchi colleghi. È tanto, è tantissimo. (E del resto le stesse differenze le vediamo anche nella ex-Fissa che, vale ribadirlo, con la gestione Inpgi non ha nulla a che fare, e nulla possono i consiglieri su questo istituto).   

Pesa sulle giornaliste quello che si chiama “soffitto di cristallo”, carriere bloccate, figli, part-time per poter seguire la famiglia. Preoccupante poi che questa differenza negli stipendi si individui persino tra i più giovani, quelli che hanno meno di trent’anni. 

Che possiamo fare noi dall’Inpgi? Siamo gli unici a vedere questi dati nella loro evidenza, dalle contribuzioni: dobbiamo tenere alta l’attenzione su questa disparità, controllare e diffondere i dati affinché il sindacato in tutte le sue espressioni, a partire dai Cdr, affronti uno dei temi cruciali per il nostro Paese, una discriminazione che nella nostra professione non è accettabile. 

 

Silvia Garambois, Consigliera Inpgi uscente. 

Segretaria di Stampa Romana a inizio millennio (2001-2007), Consigliera Inpgi dal 2002, Consigliera Fnsi dal 1992 al 2007, cdr all’Unità dal 1982 al 1992. 
Sono impegnata sulle questioni di genere, presidente dell’Associazione GiULiA giornaliste, faccio parte della Commissione Pari Opportunità della Fnsi dalle sue origini. 
Sono stata Caporedattrice all’Unità, dove ho lavorato dal settembre 1975 all’agosto 2000. 
Nel nuovo millennio ho fatto (quasi) tutti i lavori del giornalismo, con (quasi) tutti i contratti: ho collaborato con testate di analisi e critica dell'informazione, ma anche con la free press, con testate web, con quotidiani e periodici (qualche volta come direttrice); sono stata capoufficio stampa al Ministero del Lavoro (ministro Salvi) e di un gruppo parlamentare al Senato (SD), ma anche di associazioni di Confindustria. Faccio corsi di formazione (gratuiti) per colleghe e colleghi. 


GIANFRANCO FABI, candidato Lista nazionale titolari di pensione

Sono Gianfranco Fabi, professionista iscritto all’ordine dal 1972, ora ovviamente pensionato. Per vent’anni sono stato vice-direttore del Sole 24 Ore dove ho maturato, penso, una buona conoscenza delle realtà economiche e sociali.

Anche per questo ho ritenuto di presentare la mia candidatura alle elezioni per rinnovare i vertici dell’Inpgi anche se non ho mai avuto esperienze in campo sindacale o politico, né appartengo a partiti, gruppi, correnti o associazioni (anche se giudico del tutto positivo l’impegno in queste realtà).

Il futuro delle pensioni dei giornalisti mi sembra tuttavia troppo importante per non richiedere l’impegno di tutti, anche di chi, come me, finora non si è occupato operativamente di questi problemi.

Il modello che ha guidato la vita dell’Inpgi non regge più alla realtà dei fatti. La crisi dell’editoria, la costante perdita di occupazione, così come i cambiamenti radicali nel sistema della comunicazione sono tutti elementi che obbligano a rivedere dalle basi il sistema previdenziale dei giornalisti.

Non è più sostenibile, come dimostrano i crescenti passivi degli ultimi dieci anni, il sistema a ripartizione chiuso alla categoria dei giornalisti. Ora l’Inpgi per ogni 100 euro che incassa ne spende 140. E mi appare velleitaria e ricca di incognite la prospettiva di allargare rapidamente la platea dell’Istituto ai cosiddetti “comunicatori”, che hanno peraltro già espresso in larga maggioranza il loro motivato dissenso. 

Non si tratta di fare processi al passato o di imboccare la strada di inutili e controproducenti polemiche politiche.

Si tratta di muoversi con umiltà, dignità e realismo. 

Umiltà: ammettere che c’è una grande crisi dell’editoria tradizionale, una crisi che non dipende dalle scelte dei singoli protagonisti (anche se ognuno, editori compresi, può e deve fare un esame di coscienza).

Dignità: ribadire la centralità del sistema dell’informazione dando forza e autorevolezza all’Ordine e al sindacato.

Realismo: seguire la strada che hanno già percorso i dirigenti nel 2002 ed entrare come lavoratori dipendenti nel sistema pubblico di previdenza.

Il cammino non sarà facile e richiederà un corretto e costruttivo rapporto con la politica. Senza illudersi di non dover accettare rinunce e sacrifici.

L’obiettivo non deve essere quello di proteggere istituzioni, strutture e tradizioni, che hanno peraltro svolto egregiamente il loro compito fino ad ora, ma che non possono più reggere all’onda del cambiamento. L’obiettivo deve essere quello di difendere le pensioni, quelle dei giovani e dei meno giovani. Con tutti i mezzi, guardando in avanti con logiche aperte e costruttive.

Ogni punto meriterebbe ovviamente un’analisi e una discussione particolare. 

Sono a disposizione. Vorrei che ognuno dei 7328 pensionati Inpgi possa fare una riflessione non solo sul proprio futuro, ma soprattutto sulla responsabilità dei giornalisti nell’attuale complessa società.

Grazie dell’attenzione. 

Gianfabi48@gmail.com

https://gianfrancofabi.blog.ilsole24ore.com/chi-sono/