13/01/2019

Congresso Ungp - Da Sardegna appello all’unità ma occorre riequilibrare la bilancia doveri-diritti degli operatori dell’informazione


Il nostro Istituto di previdenza ha svolto un ruolo fondamentale per gli operatori dell'informazione, non soltanto assicurando a noi giornalisti una pensione decente, che in gran parte abbiamo noi stessi pagato e che ha costituito uno dei tasselli dell'autonomia professionale, da sempre il cardine di un reale pluralismo dell'Informazione. Tutto questo è stato vissuto dalla stragrande maggioranza della categoria, come una conquista definitiva, un traguardo che una volta raggiunto non può essere messo in discussione. Insomma, non si torna indietro. E invece la crisi economico-sociale che ha investito negli ultimi due decenni l’Occidente ha pian piano spazzato via le certezze di un tempo e, soprattutto, ha incrinato il rapporto intergenerazionale, allargando sempre di più la forbice tra supertutelati e sottotutelati. Oggi il sistema previdenziale è incapace (impossibilitato, forse il termine più appropriato) di costruire ponti tra i giornalisti in pensione oggi e quelli che ci andranno domani dopo aver quanto meno allungato (e non è facile con una platea di cinquanta-sessantenni di cui gli editori cercano in tutti i modi di liberarsi) la stagione lavorativa. 

Con il prossimo congresso abbiamo l’occasione per confermare l’unità di tutta la categoria, giornalisti attivi e pensionati, attorno agli obiettivi che il sindacato nel suo complesso si è posto e che si possono riassumere nella difesa della dignità e dell’autonomia della professione giornalistica. Alla tutela dei diritti acquisiti dei pensionati di oggi si deve accompagnare la salvaguardia dei trattamenti previdenziali dei pensionati di domani. Una strada che non è in discesa,basti pensare alla recente bocciatura alla Camera di un emendamento al cosiddetto “decreto dignità” per contrastare il lavoro giornalistico precario. A questo segnale di preoccupante continuità con un passato in cui gli impegni sono stato troppo spesso annunciati ma raramente tradotti in fatti concreti, si è aggiunta la proposta di far versare all’INPGI e non più all’INPS i contributi dei Comunicatori. Una proposta sensata, come hanno riconosciuto i rappresentanti delle segreterie confederali, in passato molto raramente in sintonia con noi su temi previdenziali.  

La stagione dei congressi sarà l’occasione per un passo in avanti in questa direzione e noi pensionati siamo decisi a fare la nostra parte. Certo, non farebbe male il sindacato se accompagnasse l’appello all’unità, ad un’azione incisiva per risolvere il contenzioso legato all’ex fissa, su cui sono state spese molte parole e assunti precisi impegni, ma ad oggi è stato risolto il contenzioso solo con una minima parte di quanti sono andati in pensione e hanno maturato il diritto ad avere la somma accantonata per questo istituto contrattuale. 

Per concludere, negli ultimi anni la bilancia degli operatori dell’informazione ha piegato nettamente dalla parte del piatto dei doveri, come testimoniano proprio la vicenda dell’ex fissa e l’altra iniziativa di prelievo arbitrario sulle pensioni, il contestato contributo di solidarietà. Un riequilibrio è auspicabile.

Il presidente del Gruppo sardo giornalisti pensionati
Giorgio Greco