05/12/2018
Eletti il Direttivo e la delegazione piemontese al Congresso. De Vito: "Libertà di stampa, emergenza nazionale"
Nei giorni 2 e 3 dicembre anche I giornalisti pensionati del Piemonte sono andati alle urne per rinnovare il Direttivo per i prossimi quattro anni e per eleggere i quattro delegati al VII Congresso di Roma del 22-24 gennaio 2019. Su circa duecento pensionati iscritti al sindacato piemontese, sono andati al voto la metà. Un successo. Ed abbiamo rinnovato le rappresentanze, anche di genere. Gli eletti al Direttivo sono: Giacomo Mosca, 46 preferenze; Tiziana Longo, 37; Giuseppe Rovera, 24; Stefanella Campana, 22; Adriano Torre, 22. (Gli ultimi tre, nuovi eletti). A breve il Direttivo si riunirà per eleggere il nuovo presidente. I delegati al Congresso sono: Giacomo Mosca, 42; Tiziana Longo, 33; Giuseppe Rovera, 24; Stefanella Campana, 24. (Neoeletti Rovera e Campana).
Presentando la competizione elettorale, nella calda ottobrata torinese, avevo - da presidente uscente - invitato i colleghi ad affrontare il voto e il successivo congresso "con l'orgoglio della difesa della professione", concludendo con l'esortazione:" Non pieghiamo la testa!". E sì che ce n'è di gente in giro che vorrebbe proprio questo, farci piegare la testa. Attacchi concentrici alla libertà di informazione e di stampa, intimidazioni, minacce agli istituti che sono il nerbo del nostro mondo, l'Inpgi, la Casagit, l'Ordine. Farci piegare la testa, farci tornare indietro di decenni, annullare tutti i passi in avanti compiuti con la contrattazione dal dopoguerra ad oggi.
Certo, il sindacato dà l'impressione di arrancare, talvolta. E alcuni (pochi) non hanno ritenuto di meglio da fare che abbandonare il sindacato, convinti che i singoli sognatori sono migliori di chi lotta insieme agli altri, il leit-motiv per vincere, l'unità per andare avanti. L'unità contro chi vorrebbe azzerare la "stampa ostile", contro la politica miope che predica felicità e impoverisce cittadini e democrazia, l'unità per difendere le nostre sudatissime pensioni e quel lavoro lasciato senza dignità alla mercé di un sistema perverso che ha bisogno di regole certe, di giornalisti non proni e non succubi, pagati il giusto e tutelati.
Che pensione avranno mai i precari di oggi, maltrattati da editori, direttori, mestieranti border-line, venditori di fumo e di fake news? Cari colleghi anzianotti e non immemori delle tante battaglie fatte insieme negli ultimi decenni, il futuro è oggi, insieme all'orgoglio di non mollare, per costruire qualcosa di solido, alla faccia dei parolai di ogni razza e credo e partito o movimento che sia. Io mi auguro che questi congressi Fnsi e Ungp giungano a proposito, per fare il punto, per stabilire le priorità, per tentare una linea di resistenza alla decrescita imbecille, e al corollario di sciocchezze di alto e basso bordo. Con queste elezioni i colleghi pensionati e quelli meno giovani hanno autorevolmente voluto mettere un punto fermo su una situazione insostenibile, dal Nord al Sud. Non se ne può più del pantano, del bla-bla, dei ponti che crollano, dei giornali che chiudono, della democrazia che scricchiola, dei moniti accorati e degli auspici.
La libera stampa non ha bisogno di parole e di esortazioni, ma di fatti. Caro presidente Mattarella, siamo di fronte a una emergenza nazionale. Non ci dobbiamo accontentare della falsa democrazia dei social. Diciamo la verità ai colleghi, ai cittadini, ai giornalisti, ai columnist. Togliamoci questa voglia di parlare chiaro. Magari qualcuno ci ascolterà di più. Con orgoglio, dunque, ai congressi di gennaio e febbraio. Mettendo in mora i sordi, gli azzeccagarbugli, i politici improvvisati, il caravanserraglio che conosce soltanto la parolina "no". Oggi, più di ieri, possiamo andare fieri di avere rialzato la testa. Nella dissoluzione corrente dei poteri, nel crescente vittimismo di paese che si piange addosso, la certezza nostra di avere per compito primario quello di dire la verità, di farci ascoltare, di tenere il punto, contro tutti. Appunto, ne va del futuro, quello di tutti noi. Non dobbiamo deludere le attese.
Il 15 ottobre scorso, all'assemblea plenaria, ricca di spunti e contributi, aveva partecipato anche il presidente Guido Bossa che aveva fatto il punto sul difficile momento politico sindacale, esortando i colleghi a mantenere la guardia alta, nel ventesimo anniversario della rinascita dell'Unione, nel lontano 1998. Agli ultimi vent'anni ho partecipato in prima persona, e rivendico qui il merito di aver tenuto duro, insieme ai volenterosi compagni di strada, per riaffermare i valori del sindacato e la necessità dell'unità. Con lo stesso spirito saluto oggi assieme a tutti i pensionati del Piemonte, i colleghi e i delegati eletti di tutta Italia. Un saluto fraterno, collettivo. E, ovviamente, buon congresso.
Antonio De Vito
Presidente Ungp Piemonte