30/10/2018

Paolo Baggiani: nel sostegno dell’Ungp a Teleradio Amatrice l’esempio di un rapporto virtuoso fra anziani e giovani per lo sviluppo della comunicazione


Mai come in questi tempi ci svegliamo la mattina chiedendoci cosa succederà oggi. Infatti, mai come in questi tempi, si susseguono catastrofi, terremoti, alluvioni, esondazioni, crolli, inquinamenti, tsunami, tifoni e altre violente reazioni di una natura che sembra volersi ribellare, favorita in questo da politiche urbanistiche e ambientali scellerate che considerano il territorio come un bene da rapinare per gli interessi immediati di pochi a danno di molti. Generalmente si dà la colpa al buco dell'ozono, al riscaldamento della terra, allo scioglimento dei ghiacciai polari, con i conseguenti grandi cambiamenti climatici.

Questi avvenimenti, al di là del dolore e della compassione che tutti noi proviamo per le vittime, hanno messo in evidenza un fattore comune: l'importanza della comunicazione.

C'è la comunicazione rivolta al pubblico, che vuole sapere cosa è accaduto e perché, ma c'è anche la comunicazione che riguarda i sopravvissuti che vogliono sapere cosa è successo ai loro familiari, ai parenti, agli amici che si ritiene siano rimasti coinvolti dall'evento.

Quando si è verificato il terremoto nell'Italia centrale, tutti noi siamo rimasti colpiti e coinvolti, e immediatamente abbiamo pensato a cosa potevamo fare per dare una mano e aiutare in qualche modo quelle persone che avevano perso, nel giro di poche ore, tutto: i familiari rimasti sotto le macerie, la casa con tutto ciò che conteneva, il lavoro, e le fonti di sostentamento,

Davanti a quelle immagini trasmesse dalle TV che evidenziavano i danni, mi era venuta in mente una ragazza della Valtellina che nell'alluvione del 1987 aveva perso la casa e i familiari. Le avevo chiesto cosa poteva dirmi di quanto era successo. "Tra ciò che ho perso, mi disse, rimpiango di non essere riuscita a salvare neanche una foto della mia famiglia. Non ho più la "memoria storica" dei miei cari, da tramandare ai miei figli e ai miei nipoti".

Questo fatto mi era tornato in mente in quei momenti, e mi aveva spinto ancora di più a fare qualcosa per le persone che avevano perso tutto. 

Ho la fortuna, se così si può dire, di vivere in Sardegna che, a detta degli esperti, è una terra a bassissimo rischio sismico. L'unico ricordo di un terremoto risale all'estate del 1977, ma era una "scossetta" che aveva provocato molto panico ma pochissimi danni.

Alla prima riunione dei giornalisti pensionati avevo esposto la mia proposta. L'unica cosa che potevamo fare (scartata l'idea, vista la nostra età media, di andare volontariamente a dare materialmente una mano) era fornire in qualche modo un contributo per alleviare le sofferenze di quelle popolazioni. 

Ma il nostro contributo non doveva andare nel calderone delle offerte in danaro promosse da molte istituzioni. Per esperienze passate, non era sicuro che quei fondi andassero veramente a chi ne aveva bisogno. Oggi esistono, oltre alle istituzioni di settore, tante "onlus" che si occupano delle situazioni di emergenza, sia che si tratti di calamità naturali che di aiuti per particolari categorie di persone che necessitano di sostegno. Ma davanti alle loro continue richieste di finanziamento, con costosi spot televisivi, campagne di stampa, richieste per posta, mi sono sempre chiesto quanto dei fondi raccolti finiscano effettivamente per gli scopi conclamati e quanto invece venga utilizzato per sostenere le loro organizzazioni. Ho scoperto che, talvolta, da un quarto ad un terzo dei fondi raccolti serve per mantenere in vita l'organizzazione e per le operazioni di marketing. 

Come ben sapete, alcune "onlus" sono finite sotto inchiesta per le vicende legate all'immigrazione. Vi posso dire che in Sardegna, tempo fa, si è scoperto che vestiti donati per beneficienza venivano venduti come abiti usati.

Per questi motivi, la proposta fatta all'Unione dei giornalisti pensionati andava in una direzione precisa: una iniziativa che doveva riguardare la comunicazione e l'informazione.

Dopo una serie di contatti da parte del Presidente Bossa con i rappresentanti del Comune di Amatrice, la nostra decisione è stata quella di fornire le attrezzature per una radio che potesse essere utilizzata per fornire notizie in diretta su quanto avveniva nella zona del cosiddetto "cratere" e per mantenere collegamenti tra coloro che erano stati spostati lungo la costa e quelli che invece erano ancora rimasti in paese.

L'importanza e l'utilizzo di quella radio potrà essere illustrato da altri interventi.

Oggi siamo qui per festeggiare una crescita: la radio è diventata una TV, che aumenta le infinite possibilità di informare e di rappresentare le esigenze e le necessità di quella collettività

Vorrei aggiungere altre due cose.

Cosa vuol dire, oggi, essere pensionati? Forse, nell'immaginario collettivo, c'è la figura dell'anziano che, seduto su una panchina, legge il giornale, o chiacchiera con i suoi coetanei ricordando i "bei tempi andati", o porta a spasso il cane, o si annulla davanti alla TV.

Ma cosa fa un giornalista pensionato? Generalmente è una persona che in passato ha svolto un lavoro gratificante, diverso ogni giorno, che ha fatto crescere la propria professionalità, che ha sviluppato la curiosità di conoscere per poter spiegare, che ha conosciuto e si è rapportato con una moltitudine di persone, che talvolta ha formato un'opinione pubblica, anche se non sempre ha avuto le giuste gratificazioni. 

Ma non è che quando è andato in pensione ha spento un interruttore e ha dimenticato tutto.

Oggi il giornalista pensionato è ancora deciso a dare una mano a chi ritiene di poter usufruire di un immenso bagaglio di esperienze, di professionalità, siano essi studenti o colleghi più giovani. Noi siamo ancora vivi e attivi.

Certo, il mondo delle pensioni da qualche anno a questa parte è sotto attacco. Il Governo considera i pensionati come un salvadanaio dal quale attingere senza dare niente in cambio. Nel giro degli ultimi 15 anni le nostre pensioni, per il blocco dell'adeguamento al costo della vita, hanno perso oltre il 20% del loro valore, e ogni tanto salta fuori qualche esimio burocrate di Stato o qualche politico improvvisato che vorrebbe tassare i pensionati italiani che vanno all'estero dove trovano migliori condizioni fiscali, dimenticando che esistono trattati internazionali firmati dall'Italia, e che chi è all'estero non usufruisce in Italia di quei servizi, dalla sanità all'istruzione e così via, servizi pagati con le tasse. Non si può dimenticare che l'Italia è l'unico paese europeo che tassa le pensioni come se fossero un reddito da lavoro.

Vorrei concludere con una proposta.
Stiamo vivendo in una società nella quale l'ambiente è assoggettato a impatti ai quali è difficile resistere. I disastri, sia naturali che artificiali, sono in aumento in tutto il mondo.

Non dico niente di nuovo se si presume che anche l'Italia dovrà sempre più fare i conti con avvenimenti di questo genere. Perché allora non sviluppare una specifica legislazione per far fronte nel modo più rapido ed efficace alle catastrofi naturali? Una legislazione che tagli fuori la maledetta burocrazia che frena, blocca, rimanda, allontana quegli interventi che spesso, se attuati subito, salvano vite? Abbiamo tutti sotto gli occhi un esempio lampante, rappresentato dal crollo del ponte di Genova. A distanza di quattro mesi, la situazione è rimasta immutata.

Non è possibile aspettare anni per poter avere le famose "casette di legno" che si possono costruire in tempi brevissimi. Così come non può più accadere che una nonnina di 95 anni debba tornare a vivere in un container per "abusi edilizi" in un suo terreno.

A nostro parere, è necessaria una specie di "Codice per le emergenze" che tra l'altro preveda una rete informativa per garantire la diffusione di tutte le informazioni atte a garantire la trasparenza operativa.

I fondi erogati o raccolti dovrebbero andare direttamente ai Sindaci delle zone interessate che potranno spenderli per interventi immediati senza preoccupazioni di gare, appalti, Corte dei Conti e altri intoppi burocratici. 

Si dirà che un sistema del genere potrebbe favorire la corruzione, ma chi ci dice che oggi, con l'attuale sistema, non vi sia già?

Vi ringrazio per la pazienza e auguro a tutti un proficuo proseguimento dei lavori

Paolo Baggiani

Comitato esecutivo nazionale Ungp