26/07/2018
I mostri della sobrietà: compenso giornalistico a ribasso d’asta
La FNSI ha indetto la stagione dei congressi (gran finale a febbraio 2019 nel Trentino) all’insegna della sobrietà che il giornalismo già vive e soffre sulla propria pelle per il rischio di estinzione del mestiere e per una epocale crisi occupazionale. Gli ultimi anni sono stati i peggiori della nostra vita e il futuro non è incoraggiante.
Mentre il governo illude e si illude di restituire per decreto dignità alle persone e al lavoro e di contrastare con pezze di carta la piaga del precariato legalizzato e no, il nostro sindacato si preoccupa di “offrire un segnale di sobrietà rispettoso della situazione difficile che attraversa il settore”. Un conto risparmiare sulle spese dei congressi tagliandone i costi per rimarcare la gravità del momento, un altro, anche solo per accenno indiretto, piegarci alle ragioni della sobrietà, della moderazione, della temperanza, della tolleranza costi quello che costi, quando rabbia, rancore e disperazione dilaniano e straziano i colleghi perché si licenzia a man bassa, perché si spediscono in pensione energie ancor giovani e valide, perché vengono calpestati, strappati e sviliti contratti, patti editoriali, retribuzioni, certezze di diritti e tutele più elementari, e perché vengono sfruttate, sottopagate e ricattate le nuove generazioni. Anche senza soffiare sul fuoco della rivolta, il sindacato non può restare alla finestra, o traccheggiare aspettando che arrivi un governo amico che tolga le castagne dal fuoco oppure che si materializzi miracolosamente una riforma dell’editoria che ci restituisca un mondo del lavoro professionale scomparso da un pezzo.
Intanto, anche i rider, i paria dell’informazione hanno diritto a conquistarsi un posto al sole nel sindacato, alla promozione in serie A per rafforzare tutti assieme la comune battaglia in difesa delle regole professionali, delle certezze contrattuali per tutti, della qualità del prodotto informazione, e non da ultimo delle tutele sindacali e delle garanzie giuridiche per tutti.
Altrimenti la sobrietà, il sempre meglio di niente, la flessibilità estremizzata, la instabilità del lavoro eretta a sistema continueranno a generare mostri.
Emblematico è il caso dell’isola d’Elba, che non pare unico in Italia assieme agli incredibili tentativi di richiedere prestazioni gratuite, dove cercasi con atto pubblico giornalista da retribuire a ribasso d’asta.
Nei fatti, il Comune capoluogo di Portoferraio ha indetto un avviso pubblico (bando) per un posto di addetto stampa del Sindaco da assegnare a un giornalista professionista, anche pubblicista, che si offra per un compenso a ribasso d’asta come si trattasse di acquisto di un accessorio d’ufficio al miglior prezzo scontato. Nella sostanza, si “intende stipulare un contratto di incarico professionale” della durata trimestrale a un giornalista che accetti di diventare “collaboratore diretto” del primo cittadino portoferraiese con una retribuzione da ribassare ai minimi termini. Vince il posto chi, in busta chiusa, si propone per la somma il più possibile inferiore alla base d’asta di 8.036 euro complessive per il periodo. La singolare e inedita procedura di dubbia legittimità, più idonea per gare di appalto di lavori o servizi, e non per assumere un professionista come potrebbe essere anche un architetto o un ingegnere, non solo non rispetta la legge 150 sugli uffici stampa (pur citata nel bando), le regole per gli impegni di natura intellettuale, i minimi tabellari ordinistici di categoria, i connotati dell’equo compenso professionale, le intese fra ANCI e sindacato giornalisti toscano, ma richiama a sproposito gli articoli 59/60/95 della legge 50 del 2016. La quale ammette il criterio della offerta economica più vantaggiosa per l’ente appaltante del lavoro, ma negoziata a trattativa, e non messa all' asta come fosse per la compravendita di risme di carta da scrivania.
Romano Bartoloni